A Montemurlo basta dire “Peter l’inglese” e tutti capiscono di chi si sta parlando. Peter è almeno un trentennio che vive in una tenda, che ha attrezzato alla ben e meglio, in un campo poco sotto la Rocca. Nessuno ricorda con esattezza quando è arrivato in città nè tanto meno da dove; probabilmente è giunto a Montemurlo all’inizio degli anni Novanta, ma da allora, per scelta, Peter ha sempre vissuto come un clochard, rifiutando con gentilezza ogni proposta di aiuto. Persona buona e pacata, Peter in questi anni si è fatto ben volere da tutti i montemurlesi, che in vario modo lo hanno sostenuto. Un uomo gentile, garbato, educato anche se molto riservato e schivo, soprattutto nel parlare di sé. Le cose precipitano lo scorso autunno.
Peter inizia ad accusare problemi di salute, le sue condizioni peggiorano rapidamente e i servizi sociali del Comune di Montemurlo con la polizia municipale intervengono per convincere Peter e farsi ricoverare. Siamo in piazza Contardi, vicino alla chiesa, è una fredda serata di novembre, ci sono il sindaco Simone Calamai, gli agenti Beatrice Giusti, Cristina Cianchi e Cosimo Cammeo, gli operatori di strada della Società della Salute e i volontari dell’ambulanza. Peter non ne vuol sentir parlare di lasciare la sua Montemurlo, di salire in ambulanza, d’altronde ha già deciso che morirà li e che avrà il suo funerale nella chiesa del Sacro Cuore. Dopo tante insistenze finalmente Peter è preso in carico dall’ambulanza e portato in ospedale Santo Stefano di Prato.
Il giorno successivo al ricovero si pone il problema dell’identificazione di Peter: chi è quest’uomo sulla settantina, che non ha alcun documento con sé? Di lui si fa subito carico l’agente della polizia municipale, Beatrice Giusti, che si attiva per dare un’identità all’inglese: «Di Peter a Montemurlo si sapevano solo poche cose. Si diceva che era arrivato dalla Calabria dove lui o il padre giocavano a golf. Una persona tranquilla e dunque mai foto-segnalata dalle forze dell’ordine. – racconta Beatrice Giusti – Così mi sono messa in contatto con il consolato britannico di Milano per cercare di dare un’identità a Peter. Ho ricevuto grande collaborazione e finalmente a dicembre è arrivato un certificato di nascita che dava a Peter un cognome e una data di nascita (è del 1947). Un passaggio fondamentale per il rilascio della carta d’identità e la possibilità di avere assistenza sanitaria».
Beatrice in questi ultimi mesi ha sempre continuato a seguire con attenzione le vicende di Peter, che, grazie ad una vera e propria catena di solidarietà, successivamente è stato ricoverato in una Rsa pratese. Tanti i soggetti che si sono attivati: la Usl, i servizi sociali, il Comune di Montemurlo e di Prato, tanti cittadini e l’associazione San Vincenzo De’ Paoli di Montemurlo che ha fornito a Peter vestiti e altro materiale di prima necessità.
«Ciò che mi colpisce – dice l’agente Beatrice Giusti – è che Peter ha mosso tanto bene nella comunità». L’agente Giusti, comunque, non si è fermata qui ed ha attivato le procedure per il rilascio di un passaporto inglese, che arriverà a breve, e che consentirà a Peter di richiedere il permesso di lungo soggiornante, mantenendo i diritti di cittadino europeo, perché sul territorio italiano da prima del 31 dicembre 2020.
Una catena di solidarietà che non è sfuggita agli occhi attenti del governo di Sua Maestà che ha attribuito a Beatrice Giusti, tramite il Pro-Console, Marcello Marconi, un encomio – recapitato alla comandate della Polizia Municipale di Montemurlo, Enrica Cappelli- con la seguente motivazione: “La disponibilità, l’efficienza e la professionalità dell’assistente Giusti hanno permesso l’immediata attivazione della rete di supporto sanitario e consolare nonché il tempestivo miglioramento della situazione di estrema vulnerabilità in cui versava il nostro connazionale”.
Parole alle quali è seguito un invito di partecipazione alla festa milanese, promossa dal Consolato inglese, per il Giubileo di platino (70 anni di regno) della Regina Elisabetta, che si è svolto ieri sera, 16 giugno, all’ippodromo di San Siro a Milano. Una festa alla quale hanno partecipato l’agente Giusti e il sindaco Simone Calamai, accolti da Catriona Graham, console generale britannico a Milano e direttore Italia del Department for International Trade. «In questi lunghi anni tutta la comunità montemurlese ha “adottato” Peter e gli ha voluto bene. – dice il sindaco Simone Calamai – Sono molto felice del riconoscimento attribuito a Beatrice Giusti dal consolato inglese, perché la continua attenzione della nostra agente ha consentito che Peter accettasse le cure, si rimettesse in forze e finalmente avesse un documento d’identità».
Difficile ricostruire la storia di Peter: i suoi ricordi si interrompono in Calabria una trentina d’anni fa, su un campo da golf, poi il vuoto. Grazie all’aiuto del consolato inglese si è scoperto che Peter è nato nel 1947 nella cittadina di Leeds, nel Sud dell’Inghilterra, da una famiglia benestante, tanto che il giovane Peter frequenta un prestigioso college che conferma come la sua educazione e gentilezza siano riconducibili a solidi studi; i genitori sono morti a Leeds tra il 1988 e il 2000. Una storia tutta da ricostruire quella di Peter, che forse nasconde dolori dai quali “l’inglese”, probabilmente, ha voluto mettere una distanza. Ciò che è certo è che Peter ama stare in Italia, la sua seconda patria, e che non ha nessuna intenzione di tornare da Sua Maestà la Regina Elisabetta.
Nella foto da sinistra, scattata ieri sera a Milano, l’agente Beatrice Giusti, Catriona Graham, console generale britannico e il sindaco Simone Calamai.