“Nei prossimi dieci anni una buona parte delle persone attualmente occupate nel distretto tessile di Prato andranno in pensione e ci mancano i sostituti: parliamo di circa 12.000 posti di lavoro, figure che saranno fondamentali per dare un futuro ad un sistema industriale all’avanguardia per ricerca e attrattività”.
Lo afferma Maurizio Sarti (presidente di Sistema Moda di Confindustria Toscana Nord), che assieme a Roberta Pecci (coordinatrice del gruppo di lavoro su offerta formativa della stessa sezione degli industriali), all’assessore comunale Benedetta Squittieri e alla vicepresidente della Provincia di Prato Federica Palanghi hanno fatto il punto sul mercato del lavoro nel distretto tracciando il bilancio di “E’ di moda il mio futuro”, il progetto – giunto alla 5° edizione – che ha l’obiettivo di valorizzare presso i giovani le opportunità professionali offerte dal tessile-abbigliamento e dal calzaturiero.
Il tessile è ancora il comparto che offre più posti di lavoro a Prato
Le prospettive – anche nel breve periodo – sono interessanti: i dati Unioncamere-Anpal parlano di 1.770 ingressi nel comparto tessile-moda previsti a Prato nel trimestre maggio-luglio 2022, quando il distretto si conferma il settore più dinamico: il commercio offre la metà dei posti di lavoro (810), mentre per i servizi alle imprese sono previsti 780 avviamenti, per i servizi alle persone 770 e per turismo e ristorazione sono indicate 570 richieste.
Per quanto riguarda la tipologia di assunzioni proposte, per il 42% si tratta di contratti a tempo determinato, per il 36% a tempo indeterminato, per l’8% di contratti di somministrazione e per il 5% di contratti di apprendistato. La figura di più difficile reperibilità nell’ambito del settore moda è quella del filatore; a seguire, tra gli operai specializzati, gli addetti alla confezione, alla tintoria e finissaggio e alla tessitura. Numeri interessanti anche per la provincia di Pistoia, dove nel trimestre maggio-luglio 2022 sono previste 250 entrate nel tessile-abbigliamento-calzaturiero.
Il raffronto 2020-2015: nel tessile aumentano gli occupati giovani e “anziani”, ma c’è un “buco” generazionale
Per quanto riguarda la fotografia dei lavoratori dipendenti nelle industrie tessili, nel confronto tra 2020 e 2015 emerge una tenuta dell’occupazione con solo 320 posti di lavoro persi e un totale di 20.175 lavoratori al 31 dicembre 2020.
Per quanto riguarda le fasce di età, gli occupati con meno di 34 anni sfiorano le 4.000 unità e sono cresciuti del 6,6% rispetto al 2015. In crescita anche i sessantenni che restano sul posto di lavoro: 1354 quelli di età compresa fra i 60 e i 64 anni (+33,5%); 434 gli over 65 (+75%). In pratica la forza lavoro ultrasessantenne è cresciuta in 5 anni di 526 unità ed è passata a rappresentare dal 6 al 9% del totale degli addetti.
Sempre nel raffronto 2020-2015 si sono persi invece 1706 posti di lavoro (-29,3%) nella fascia di età dai 35 ai 44 anni.
“Scontiamo il buco generazionale delle mancate assunzioni negli anni successivi al 2001, quando dopo l’ingresso della Cina nel Organizzazione mondiale del commercio il tessile ha subito una profonda trasformazione; tante aziende hanno delocalizzato e tante hanno chiuso perchè non potevano reggere alla concorrenza asiatica. In quegli anni – analizza Maurizio Sarti – troppo spesso è passato il messaggio di un settore che si stava avviando al declino e invece il distretto pratese ha saputo mantenere una forte presenza nella nicchia di qualità e dell’alta moda. Adesso queste dinamiche internazionali si sono assestate e a Prato c’è un settore che sa offrire ai giovani buona occupazione, prospettive di crescita e qualità del lavoro”.