In Questura una nuova stanza dell’ascolto protetta per le vittime di violenza in ambito familiare
E' stata realizzata in collaborazione con il Club Soroptimist di Prato. Nell'ultimo anno 500 notizie di reato per stalking, maltrattamenti e violenze sessuali
E’ stata inaugurata alla Questura di Prato una stanza dell’ascolto “protetta”, per raccogliere le denunce delle vittime più vulnerabili di reati a sfondo sessuale o comunque commessi in ambito domestico quali minori, donne o persone vittime di abusi o di violenza di genere. La sala audizioni è stata realizzata in collaborazione con il Club Soroptimist di Prato, nell’ambito del progetto nazionale “Una stanza tutta per sè”, che negli anni passati ha già visto nella nostra città la realizzazione di analoghi spazi presso il Tribunale di Prato e presso il comando provinciale dei carabinieri.
La stanza audizioni della Questura di Prato è collocata al secondo piano di una palazzina distaccata ed è in grado di assicurare la massima riservatezza, tramite un accesso dedicato. È stata allestita in modo da ricreare un luogo rassicurante e un ambiente familiare dove personale specializzato della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile potrà procedere all’ascolto e alla raccolta delle testimonianze rese dalle vittime.
Nel corso dell’inaugurazione della stanza – alla presenza delle autorità civili, militari e del vescovo Giovanni Nerbini che ha impartito la benedizione – il procuratore Giuseppe Nicolosi ha ricordato che nell’ultimo anno sono state circa 500 le notizie di reato iscritte dalla Procura per reati di stalking, maltrattamenti in famiglia, violenze sessuali e lesioni in ambito familiare. Numeri in crescita e che rappresentano circa un sesto del totale delle notizie di reato iscritte a Prato.
“Una serie concomitante di fattori – fra cui la presa di coscienza delle vittime, la maggiore sensibilizzazione nelle scuole, in ambiti quali i servizi sociali e nelle stesse forze di polizia – ha fatto sì che episodi che un tempo rimanevano sotto traccia e avevano difficoltà ad emergere sono portati a conoscenza dell’autorità giudiziaria – ha detto il procuratore Giuseppe Nicolosi -, che ha poi ricordato il “codice rosso”, la legge nazionale che da 3 anni ha inasprito le pene e ha previsto procedure accelerate per la presa in carico di questo tipo di notizie di reato.
“È una materia delicatissima per tantissime ragioni – ha aggiunto Nicolosi -. Il pm e la polizia giudiziaria si trovano a percorrere un terreno estremamente scivoloso. Ci vuole competenza, professionalità e attenzione. Ci troviamo spesso davanti a notizie enfatizzate per ragioni più svariate: in un quadro di conflittualità tra coniugi, un episodio di violenza può essere enfatizzato per configurare un reato molto più grave come il maltrattamento in famiglia. Nel tempo possono inoltre cambiare le dinamiche familiari, per cui al termine di una indagine corposissima che ha raccolto elementi relativi ad un periodo di massima tensione familiare, può accadere che si arrivi al processo in un momento in cui il conflitto si è raffreddato e constatiamo la ritrattazione da parte delle vittime, con le conseguenti difficoltà da parte del giudice a centrare bene la situazione”.
Alla Procura di Prato sono 6 su 8 i magistrati che si occupano di reati contro le fasce deboli. Il sostituto procuratore Laura Canovai, che coordina il gruppo di lavoro, sottolinea il necessario supporto alle vittime di violenza e maltrattamenti in famiglia, che deve durare nel tempo: “La ritrattazione è molto frequente e può scaturire da diversi motivi: può accadere che siano state adottate misure cautelari che allontanano il responsabile dalla vittima e ciò porta a diminuire il portato delle accuse. In più a volte c’è un problema di tenuta psicologica della persona offesa che ha bisogno di sentitre la solidarietà di tutta la società civile. Il processo per chi è coinvolto rappresenta il rinnovarsi di un patema e alla difficoltà di rivelare il proprio dolore si aggiunge il timore di non essere creduti o di essere creduti in parte. Questa stanza per le audizioni protette è l’ennesimo esempio della solidarietà e di condivisione di cui è capace la nostra città. Dobbiamo ricordare che la tutela delle vittime non è un affare delle forze di polizia o dei magistrati, ma di tutta la società civile. Tutti i cittadini devono impegnarsi a dare testimonianza, a riferire fatti di cui sono venuti a conoscenza e offrire la propria collaborazione trasparente”.
Il questore Giuseppe Cannizzaro ha sottolineato la massima attenzione delle forze di polizia alle fasce deboli, che necessitano di un intervento tempestivo e di una pronta azione sinergica, in stretto raccordo con l’autorità giudiziaria. “Analogo rilievo assumono le strategie della prevenzione – ha detto il questore – attuate sia mediante il ricorso a provvedimenti monitori (gli ‘ammonimenti’ per stalking, cyberbullismo o per violenza domestica), che nel corso del primo semestre dell’anno hanno fatto registrare un incremento di rilievo, sia promuovendo l’accesso a percorsi di recupero trattamentale dei soggetti violenti, con la collaborazione dei centri per la mediazione presenti sul territorio”.
Cannizzaro ha poi sottolineato i positivi riflessi che la stanza potrà avere sulle vittime di denuncia: “L’arredamento, il silenzio e il contesto familiare che abbiamo ricreato, assieme alla possibilità di giungere qui nell’assoluta riservatezza, senza incrociare altri utenti, aiuteranno da un punto di vista psicologico le vittime nel momento delicato della denuncia”.
Giovanna Guercio, presidente nazionale dei Club Soroptimist Italia che conta 5.300 donne associate, ha ricordato le tappe del progetto nato nel 2011 per contribuire alla realizzazione di aule di ascolto protette nei tribunali. “Ad oggi ne abbiamo realizzate 87, di cui l’ultima inaugurata la settmana scorsa a Terni. L’evoluzione di questo progetto ci ha portato a lavorare con i carabinieri e la polizia per realizzare “Una stanza tutta per sè” nelle questure e nelle sedi dell’Arma; stanze rivolte all’ascolto di donne vittime di violenza e fasce deboli. Con quella inaugurata oggi a Prato siamo a 207 stanze di questo tipo allestite in tutta Italia”.
“Assieme al sostegno psicologico – afferma la presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana Maria Antonietta Gulino – per affrontare il tema della violenza di genere occorre un cambiamento culturale, che parta dalle scuole e cambi il nostro modo di comunicare. Parole come sopportazione e sacrificio non si possono associare alla violenza. Non si sopporta una violenza, non ci si sacrifica di fronte alla violenza. E’ un’operazione civica fondamentale”.