Nessun obbligo di indossare la mascherina, ma l’amministrazione pubblica “è tenuta ad esortare i propri lavoratori e chiunque con essi condivida ambienti chiusi” ad utilizzare le FFP2. E ancora “la scelta di attenersi a tali indicazioni è da ricondurre ad una stringente responsabilità individuale, a tutela certamente di se stessi ma anche degli altri, con particolare riguardo alle persone fragili”.
E’ il responso della Prefettura di Prato sulla querelle legata all’uso della mascherina a palazzo comunale, sollevata da Daniele Spada e Marco Curcio, giovedi scorso nell’ultimo consiglio comunale.
Dopo la bagarre in aula (Spada alla fine aveva indossato la mascherina, mentre Curcio aveva lasciato definitivamente la seduta) nei giorni successivi i due consiglieri di opposizione non si sono dati per vinti e hanno chiesto alla Prefettura se in base alle leggi nazionali vigenti fosse legittimo il decreto con cui il presidente del consiglio comunale Alberti nel corso della seduta ha recepito una disposizione dei dirigenti, risalente al giorno precedente, per imporre l’obbligo di utlizzo di mascherine FFP2 da parte di tutti i partecipanti al consiglio comunale, ma anche a chi partecipa a commissioni, incontri con gruppi consiliari e riunioni di giunta (“esempi non esaustivi”).
Nella nota di risposta a Spada e Curcio, inviata per conoscenza anche ad Alberti e ai dirigenti comunali, il prefetto Adriana Cogode ha fatto il punto sulla normativa vigente, ricordando come “in tutti i luoghi al chiuso pubblici o aperti al pubblico” sia raccomandato l’uso di mascherine, che la pubblica amministrazione è tenuta ad esortare all’utilizzo, in caso di compresenza di più soggetti nel medesimo ambiente, ma che non vi sia un obbligo di legge, e che la scelta di attenersi a tali indicazioni è “da ricondurre ad una stringente responsabilità individuale”.
Daniele Spada e Marco Curcio leggono la risposta del prefetto come una vittoria: “Non avremmo fatto quella sarabanda giovedì se non fossimo stati sicuri di aver ragione, cosa che ci è stata confermata ufficialmente dal prefetto: non esisteva e non esiste obbligo di indossare le mascherine per i consiglieri. L’arroganza della presidenza del consiglio era assolutamente ingiustificata. In un mondo normale ci aspetteremmo delle scuse, speriamo che almeno arrivi domani una presa di coscienza. L’unica cosa certa quindi è che la presidenza ha commesso – diciamo così – una irregolarità, che non deve assolutamente ripetersi nè con la scusa delle mascherine nè con altre che ci sono state prima di questa e che speriamo non ci siano ancora, perchè nessuno ci può tappare la bocca”.
Sulla questione interviene anche il consigliere del Movimento 5 Stelle Carmine Maioriello, che inizialmente giovedi scorso aveva partecipato al consiglio comunale senza la mascherina, per poi indossarla dopo la sollecitazione del presidente Alberti.
“Per rispetto delle persone che rappresentiamo non ho fatto storie e ho messo la mascherina, ma rimaneva da parte mia la forte perplessità” – spiega Maioriello, che aggiunge: “Fintanto che c’è l’obbligo di legge a tenere la mascherina, va rispettato come tutte le altre restrizioni che abbiamo imparato a rispettare in oltre due anni di pandemia, ma se l’obbligo non è più vigente possiamo evitare che la mascherina diventi un accessorio indispensabile per le nostre vite. Mi auguro che a partire dal consiglio comunale di domani non si insista a voler imporre un obbligo privo di valenza di legge, attraverso delle interpretazioni personali, che suonano a tutti gli effetti come una forzatura”.