17 Marzo 2022

Texprint, i vertici dell’azienda indagati per sfruttamento lavorativo

La società respinge le accuse: "Abbiamo depositato le prove dei turni regolari di otto ore"


Sono indagati per sfruttamento del lavoro nei confronti di 18 operai pakistani i vertici della Texprint: Hong Bo (39 anni) e Zhang Yin (36 anni), soci dell’azienda, e Zhang Sang Yu, detto Valerio, responsabile tecnico della stamperia tessile di via Sabadell. La Procura di Prato ha aperto un’inchiesta la scorsa estate, dopo le denunce dei dipendenti iscritti al Si Cobas e i verbali dell’ispettorato del lavoro, che hanno raccolto i loro racconti e ravvisato turni di 12 ore al giorno, oltre che carenze negli obblighi formativi legati ai contratti di apprendistato. Il reato ipotizzato è il 603 bis del codice penale: sfruttamento dei lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno.

Un mese fa il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha chiesto al gip Scarlatti una proroga di altri sei mesi, fino al prossimo 20 agosto, per poter completare le indagini, che necessitano di altri approfondimenti da parte della guardia di finanza.
A rendere nota la circostanza è il sindacato Si Cobas, che nel gennaio 2021, per chiedere il rispetto dei diritti dei lavoratori, al motto di “8 ore per 5 giorni”, avviò un picchetto di fronte ai cancelli della fabbrica. Le modalità del presidio permanente, compresi blocchi ai veicoli in ingresso, sono costati ai due sindacalisti del Si Cobas Luca Toscano e Sarah Caudiero e ad altri 25 manifestanti la citazione diretta a giudizio per violenza privata in un procedimento parallelo aperto dalla Procura di Prato, che sfocierà in un processo fissato il prossimo ottobre.

I 18 operai iscritti al Si Cobas sono stati nel frattempo licenziati per giusta causa, ma 3 di loro sono stati reintegrati dal giudice del lavoro, che dovrà esprimersi anche sulle altre impugnazioni da parte del sindacato.
“Adesso i tre reintegrati lavorano regolarmente 8 ore per 5 giorni e sono pagati secondo il contratto nazionale” afferma Sarah Caudiero che sottolinea: “Questa notizia dell’indagine ci dà la conferma che qualcosa finalmente si sta muovendo dopo 14 mesi dai primi scioperi e dalle prime denunce dei lavoratori: finalmente si è presa in considerazione la loro voce e possiamo avere una possibilità in più per far ottenere i permessi di soggiorno per vittime di sfruttamento”.

Da parte sua la Texprint ribadisce per l’ennesima volta che “l’orario di lavoro è sempre stato di 8 ore al giorno per tutti i dipendenti e che non vi è mai stata alcuna condizione di sfruttamento all’interno della Società, come risulta dai plurimi elementi probatori oggettivi che sono stati raccolti in questi mesi, anche tramite l’ausilio di consulenti tecnici, oggetto di deposito alla Procura della Repubblica. Sarà presto accertata la falsità delle dichiarazioni rese dagli ex dipendenti della Texprint all’Ispettorato del lavoro”.