18 Marzo 2022

Scuole superiori, il 50% degli studenti stranieri abbandona gli studi

Prato è la provincia italiana con il più alto numero di studenti stranieri, pari al 28%. Il modello di integrazione scolastica della nostra città è stato al centro di un convegno del Ministero dell'Istruzione


Il modello di integrazione scolastica di Prato è stato al centro del convegno organizzato dal Ministero dell’Istruzione all’Università Roma Tre “Orientamenti Interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori. Ad illustrare il sistema Prato per una città davvero inclusiva sono stati chiamati Mariagrazia Ciambellotti, dirigente scolastica del Liceo Scientifico-Linguistico Carlo Livi, e il sindaco Matteo Biffoni, delegato ANCI per l’immigrazione.

Un modello innovativo e integrato in tutto il territorio con l’obiettivo non solo di dare un banco ad ogni bambino, ma anche di farlo stare bene a scuola, insegnargli l’italiano e le regole di convivenza, fare in modo che sia un veicolo di integrazione culturale presso la propria famiglia e nello stesso tempo contrastare l’abbandono scolastico, che per i ragazzi stranieri sfiora il 50% nel biennio delle superiori: è strutturato così il sistema scolastico a Prato, che accoglie 10.824 alunni non italiani, il 28% della popolazione scolastica, ovvero il doppio di quella Toscana (14,5%) e quasi il triplo di quella italiana (10,3%). Di questi oltre il 56% è di origine cinese. Prato si conferma infatti come la prima provincia in Italia per numero di studenti stranieri rispetto agli autoctoni, superando Piacenza (22,5%) e Mantova (19,5%).

Con 44.507 cittadini stranieri residenti a fronte di una popolazione totale di 194.312 persone, ovvero il 22,9%, Prato è anche la città italiana con la maggior incidenza di stranieri.

Il sistema integrato costruito a Prato fin dal 2007 prevede l’accordo e la collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Ufficio Scolastico Regionale e Provinciale, di tutti i Comuni dell’Area pratese, 19 Istituti comprensivi, del Coordinamento diocesano delle scuole paritarie e delle 9 scuole superiori del territorio: l’accordo ha portato molteplici risultati, tra cui l’organizzazione di corsi e campi estivi di italiano L2, laboratori linguistici attraverso attività ludiche e relazionali, creazione di ambiente scolastico plurale attraverso altre lingue, laboratori di facilitazione linguistica durante l’anno scolastico, moduli di apprendimento linguistico cooperativo a classe intera (didattica inclusiva), laboratori di preparazione all’esame, sportelli di mediazione linguistico-culturale presso ogni istituto (comunicazione scuola – famiglia), tutoraggio docenti e coordinamento didattico e formazione dei docenti con specializzazione insegnamento L2.

I problemi da combattere rimangono il fenomeno di concentrazione etnica e di segregazione scolastica, la difficoltà a raggiungere competenze linguistiche superiore a livello di B1 (ritardo negli apprendimenti eccetto inglese e matematica), la forte dispersione scolastica – il 49,5% – degli alunni non italiani ( 74,2% cinesi) rispetto alla percentuale italiana del 35,4 % (biennio superiori).

E in tema di accoglienza di bambini e ragazzi non poteva mancare il riferimento alla drammatica situazione in Ucraina: il sindaco Matteo Biffoni nel suo intervento ha ribadito la necessità dell’inserimento scolastico e del supporto psicologico ai bambini che scappano dalla guerra partendo e potenziando gli strumenti che già esistono nella scuola.