Un blitz che “può aver evitato una possibile tragedia”. Così la Asl Toscana Centro descrive il maxi controllo interforze che mercoledi scorso ha portato alla scoperta di un complesso industriale-dormitorio di 14.000 metri quadrati in via Labriola a Montemurlo, dove erano attive 15 ditte ed erano presenti 120 posti letto di fortuna allestiti in 18 capannoni.
Nell’intervento, che ha portato al sequestro di quasi tutto l’immobile, i 28 tecnici della Prevenzione della ASL intervenuti hanno disposto prescrizioni e relative sanzioni per la rimozione di dormitori abusivi, impianti elettrici pericolosi, cucine improvvisate e bombole del gas; situazioni del tutto simili a quelle che venivano rilevate nei sopralluoghi svolti nei primi anni del Piano lavoro sicuro, attivato dalla Regione dopo il rogo della Teresa Moda del 1 dicembre 2013, in cui persero la vita sette operai cinesi.
Il controllo di mercoledi scorso ha rimandato indietro le lancette del tempo, come se nulla fosse cambiato nel modello produttivo cinese a Prato e provincia. Qui nel 2014 i dormitori erano presenti in circa il 18% delle ditte ispezionate. Oggi sono rari e difficili da individuare, ma purtroppo non sono scomparsi.
Nel corso di 9 anni, dal 2014 quando partì il Piano Straordinario Lavoro Sicuro, la Regione ha speso 21,8 milioni e ha incassato 20 milioni di euro di sanzioni. “Di fatto – commenta l’assessore alla salute della Toscana Simone Bezzini – il progetto si è autofinanziato e i luoghi di lavoro si sono fatti più sicuri. I controlli hanno innescato anche un processo di legalizzazione complessiva del sistema. Le imprese multate, anziché scomparire nel nulla, chiudere e riaprire sotto altro nome come prima tante volte accadeva, si sono fatte più responsabili, ottemperando alla prescrizioni. I dormitori in fabbrica sono quasi scomparsi e nel combattere quell’illegalità che minava anche i diritti più elementari dei lavoratori, siamo riusciti a contrastare anche concorrenza sleale, lavoro nero e sommerso”. “Ma come dimostra il blitz dei giorni scorsi – conclude l’assessore – i controlli devono continuare”.
Come è nato il maxi-blitz di Montemurlo
Il complesso industriale di Montemurlo, oggetto dell’intervento interforze, dall’esterno sembrava un’unica fabbrica di circa 14.000 metri quadrati, tipica di un lanificio tessile. Una ventina di giorni prima, durante un normale sopralluogo legato al Piano Lavoro Sicuro, i tecnici della prevenzione dell’ASL si sono diretti ad una ditta cinese con sede all’interno del complesso ed hanno notato persone con comportamenti sospetti che, alla vista degli ispettori hanno abbandonato i locali prima di essere identificati. Nel piazzale interno vi erano indumenti appesi a fili ed un giaciglio ricavato fra i cartoni. Dagli elementi raccolti durante gli accertamenti, i tecnici della prevenzione intervenuti, hanno immediatamente compreso che i rischi potevano essere più gravi ed estesi anche agli altri locali parte del complesso industriale.
E’ stata così effettuata una documentata segnalazione condivisa con il tavolo prefettizio che coordina soggetti in materia di legalità e sicurezza nei luoghi di lavoro ed è stato programmato l’accertamento “interforze” del 9 marzo scorso che ha interessato personale di tutti gli enti con competenze sul lavoro (INAIL, INPS e ITL, oltre la ASL), forze dell’ordine (polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza) e la polizia municipale di Montemurlo. Un intervento multidisciplinare che ha riguardato aspetti di sicurezza, salute, aspetti giuslavoristici e di legalità. “L’azione preventiva svolta in questa lunga giornata ispettiva può sicuramente aver evitato una possibile tragedia” segnala la Asl.
“Nella sfortunata eventualità di un incendio, difficilmente ci sarebbe stato scampo per i lavoratori che dormivano in anfratti e nascondigli realizzati anche al primo piano dell’immobile industriale – ha detto Luigi Mauro, direttore area funzionale prevenzione igiene e sicurezza luoghi di lavoro dell’azienda sanitaria -. Anche se da un lato questo può sembrare demoralizzante per chi opera quotidianamente nella Prevenzione, tutto ciò deve invece spronarci a rilanciare con forza, dimostrando quanto è necessaria la vigilanza e controllo nei luoghi di lavoro e al contempo quanto sia basilare, per raggiungere dei cambiamenti stabili nel tempo, lavorare sulla cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla percezione del rischio e della legalità dei datori di lavoro e dei lavoratori”.
Dall’inizio del Piano Lavoro Sicuro, complessivamente si è registrato un costante miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: le irregolarità sono passate dal 79% iniziale al 47% nella provincia di Prato ed al 38% in tutta l’Area Vasta, con un netto decremento degli indicatori di efficacia, come indicato nelle quattro fasi del Piano
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Fase 1 (settembre 2014 – marzo 2017) |
Fase 2
(aprile 2017 – marzo 2019 |
Fase 3 (aprile 2019-dicembre 2020) |
Fase 4 (gennaio 2021 al 31 dicembre 2021) |
Dormitori abusivi sul luogo di lavoro (%) |
9,7 |
1 |
3,2 |
2,7 |
Impianti elettrici non a norma (%) |
18,1 |
5,2 |
3,8 |
4,2 |
Carenze igieniche (%) |
20,7 |
10 |
8,3 |
12,5 |
Sequestri/chiusure (%) |
5,7 |
1,8 |
1,3 |
1,3 |
Fogli di prescrizione (%) |
51,2 |
35,4 |
27,2 |
30,7 |
Punti medi di prescrizione (n) |
2,1 |
1,5 |
1,7 |
1,9 |
Notizie di reato (%) |
58,4 |
32,6 |
26,3 |
29,3 |
“Da qui – aggiunge Renzo Berti, direttore del Dipartimento Prevenzione – la riaffermazione dell’impegno a non mollare la presa, interpretando i positivi risultati raggiunti solo come stimolo a rafforzare gli sforzi per una loro stabilizzazione, per un’effettiva e diffusa assunzione di responsabilità da parte dei gestori delle attività produttive, tale da assicurare una prevenzione sistematica e non occasionale dei rischi.”