1 Marzo 2022

Guerra in Ucraina, la testimonianza di un imprenditore di Vaiano sotto le bombe: «Abbiamo scorte per tre settimane, poi ci mancherà tutto»

Mirko Vangi vive da quindici anni a Chernihiv, al confine con la Bielorussia. È rifugiato in un bunker con la moglie e la figlia di nove anni


Il collegamento con Tv Prato è iniziato quando l’ultima sirena di attacco aereo ha finito di suonare e la tensione, almeno per il momento, è calata. Mirko Vangi, quarantenne di Vaiano, vive da quindici anni a Chernihiv nel nord dell’Ucraina, al confine con la Bielorussia dove dirige una azienda tessile che fa pettinato e cardato. Quando sono iniziati gli attacchi russi si è nascosto con la moglie e la figlia di nove anni in un rifugio antisismico costruito proprio in previsione di una situazione come quella che da giovedì scorso sta vivendo l’Ucraina. «Mi ritengo fortunato, siamo rifugiati in un posto caldo, abbiamo l’energia elettrica e scorte alimentari, ma qui ci sono moltissime persone che vivono in sotterranei al freddo, al buio e senza cibo», dice Vangi, collegato via Zoom con Tv Prato. Gli operai della sua azienda, oltre mille persone, sono nascosti in due grandi bunker non lontano dallo stabilimento.

La città dove vive, Chernihiv, è sotto attacco fin dall’inizio della guerra, si trova sulla strada per arrivare a Kiev dalla Bielorussia. «Stanno sparando missili da oltre i confini dell’Ucraina – racconta Vangi – i loro obiettivi sono mirati ma non sempre vanno a segno e arrivano sui civili. Negli ultimi due giorni sono stati colpiti in pieno sei palazzi, alcuni sono stati distrutti in parte, altri si sono incendiati».

In tutta l’Ucraina la sera c’è il coprifuoco e di giorno uscire è molto pericoloso: «ti sparano a vista, le strade sono minate. La tensione è molto alta e non ha senso rischiare», sottolinea. Avete provato a scappare per tornare in Italia? «Al momento è impossibile, l’unica via d’uscita è un ponte minato posto sotto controllo dai russi».

Lei ha una figlia piccola, come sta vivendo questa situazione? «È stanca, da tre giorni è chiusa in un sottosuolo, potete immaginare costa sta provando».

Vangi racconta che tra i cittadini ucraini è scattata una rete di solidarietà interna. Ognuno contribuisce come può per aiutare i vicini di casa, i propri concittadini. «Noi produciamo coperte e sono riuscito a distribuirne diecimila all’interno della città. Adesso stiamo raccogliendo mutande e calzini, ho avuto richiesta dal vice sindaco di scarpe invernali per i combattenti volontari».

Qui a Prato, come nel resto d’Italia, è scattata una mobilitazione per aiutare il popolo ucraino. Di cosa avete bisogno e come possiamo aiutarvi? Per Vangi occorre sostenere la resistenza ucraina: «Servono aiuti per la guerra, per difendere la città. Non serve farina, servono indumenti caldi, per l’inverno». Quanto potrete andare avanti con le scorte di cibo? «Non più di tre settimane, poi ci mancherà tutto».