2 Febbraio 2022

Traffico di cocaina da Belgio e Olanda: 9 arresti

I proventi incassati dalla vendita della droga reinvestiti in due aziende, una delle quali a Prato


Un presunto sodalizio criminoso dedito all’importazione di cocaina dall’Olanda e dal Belgio ed alla successiva commercializzazione nel territorio italiano: è quanto scoperto dalla guardia di finanza la cui indagine ha portato a nove misure di custodia cautelare (7 in carcere e 2 ai domiciliari) emesse dal gip di Firenze ed eseguite nelle province di Firenze, Prato, Milano, Bergamo e Cremona e a Rotterdam. Gli indagati sono accusati di aver costituito la presunta organizzazione o di aver comunque agevolato le attività criminose. I proventi sarebbero poi stati reimpiegati in due aziende (una macelleria araba di Prato e un ristorante marocchino di Firenze) intestate a parenti degli indagati e ora sottoposte a sequestro preventivo.
Entrambi gli esercizi sono stati affidati a un amministratore e continueranno a rimanere aperti. I titolari, parenti degli arrestati, non risultano tra gli indagati.
La guardia di finanza ha sequestrato anche 130.000 euro, somma che sarebbe stata incassata a seguito di alcune cessioni di sostanza stupefacente.
Nell’ambito della medesima operazione un’altra persona era già stata arrestata in flagranza di reato per aver trasportato alcuni chili di cocaina in un doppiofondo dell’auto. I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.
Secondo quanto emerso, capo dell’organizzazione sarebbe stato un 52enne, originario del Marocco così come tutti gli altri destinatari delle misure, finito in manette oggi a Rotterdam su mandato di arresto europeo. Per l’accusa l’uomo sarebbe stato il fornitore delle partite di cocaina che arrivavano in Olanda e che poi lui avrebbe provveduto a stoccare nell’attesa che fossero inviate in Italia a bordo di auto dotate di doppifondi. La droga arrivava a grossisti dello spaccio in Lombardia a Bergamo e a Milano, e in
Toscana a Firenze e Prato. Nel corso delle indagini è stata intercettata anche una conversazione nella quale uno dei presunti grossisti dell’organizzazione, residente a Prato, si sarebbe lamentato con un suo cliente della difficoltà di ricevere la droga dai suoi fornitori di Bergamo a causa del lockdown.