18 Febbraio 2022

Il programma del Comune per arrivare a dismettere i campi nomadi

L'obiettivo è arrivare al superamento dei campi in 5-7 anni: previsti percorsi di accompagnamento e un contributo una tantum di 6mila euro a nucleo familiare


Superare la concezione dei campi rom e sinti nel giro di 5-7 anni. E’ questo il progetto ambizioso dell’amministrazione comunale per svuotare e dismettere le quattro aree attrezzate esistenti in città. Il tutto grazie al nuovo regolamento già validato dalla giunta e che nella prossima seduta sarà discusso in consiglio comunale. Il regolamento attuale risale al 1999. Quello nuovo andrebbe a sostituirlo con una visione futura orientata al superamento delle strutture esistenti, con l’obiettivo di dismettere i campi e aiutare gli occupanti nel percorso di inclusione sociale ed economica, ovvero nel trovare soluzioni abitative diverse.
Attualmente sono 240 le persone residenti nelle aree attrezzate di viale Manzoni, via Pollative, via Traversa per le Calvane e viale Marconi. In gran parte dei casi cittadini italiani. Il dialogo con i residenti è già iniziato e il regolamento prevede anche la nomina di 4 rappresentanti per campo che interagiranno con l’amministrazione.
Nelle intenzioni del Comune entro il 2023 si dovrebbe chiudere il campo di viale Manzoni, poi successivamente quello di via Pollative, per poi passare a quelli di viale Marconi e via Traversa per le Calvane. L’ipotesi è arrivare alla chiusura e dismissione di tutte le aree entro sette anni.

“La scarsa sostenibilità di campi rom e sinti formati ormai 35 anni fa, il fatto che i 250 occupanti siano a tutti gli effetti cittadini italiani, la maggiore consapevolezza, soprattutto tra i più giovani, delle loro condizioni di vita attuali. Tutti questi rappresentano dei presupposti che, nel medio periodo, possono permettere il superamento dei campi, riportando le persone che abitano questi luoghi ad un percorso di vita meno condizionato e condizionante e ad un maggiore decoro dei luoghi interessati – ha detto il sindaco Matteo Biffoni – È una scelta che marchia in maniera importante la civilità e lo sviluppo della nostra città, soprattutto se si considera che questa nuova misura apporterebbe un livellamento alla pari di queste persone, delle loro opportunità, dei loro diritti e dei doveri con quelli già in capo a tutti gli altri cittadini”.

Su quest’ultimo punto si sono soffermati l’assessore alle politiche sociali Luigi Biancalani e Simone Faggi, consigliere delegato del sindaco per le politiche legate alla marginalità, che in merito alla ratio del nuovo regolamento ha dichiarato: “Abbiamo considerato la persona che decide di uscire dal campo come una persona senza abitazione – spiega Faggi, quindi in emergenza alloggiativa. Questo è un passaggio determinante per percorrere dinamiche già previste e percorsi già predisposti per tutti gli altri cittadini. Si rende necessario, per ottenere risultati raggiungibili e accessibili nel medio periodo un principio di uguaglianza sostanziale alla base del regolamento, un modello di dialogo e di confronto con le comunità interessate e degli strumenti di aiuto concreto”. Come ha sottolineato anche l’assessore Biancalani infatti l’obiettivo è riportare queste persone all’interno dei parametri già adottati dai servizi sociali che quotidianamente si occupano di emergenza alloggiativa ed aiutano le famiglie sotto sfratto.

Il nuovo regolamento permetterà di equiparare coloro che usciranno dai campi ai cittadini privi di abitazione, quindi in emergenza alloggiativa. L’amministrazione fornirà un massimo di 6mila euro a nucleo familiare per l’affitto di altri immobili, la ristrutturazione di case di proprietà o per trovare ospitalità altrove.
La somma è stata tarata sul contributo minimo scansa sfratto per morosità incolpevole già previsto dal Comune.
In alternativa, in presenza dei requisiti necessari, si potrà accedere alle soluzioni di emergenza alloggiativa alle stesse condizioni degli altri cittadini. Il nuovo regolamento, infine, prevede strumenti di accompagnamento al lavoro.

“Bene che vengano chiusi i campi nomadi, ma il Comune fa solo finta di risolvere il problema” ha commentato il segretario provinciale della Lega Marco Curcio.
“Il premio di uscita dai campi nomadi non è la soluzione e costerà ai pratesi 300mila euro.
I nomadi presenti sono cittadini italiani e devono essere trattati come gli altri, senza privilegi: quando finiranno questi 6.000 euro di bonus, con quali soldi pagheranno l’affitto delle case?” si chiede ancora Curcio.

Sul tema interviene anche la consigliera di opposizione Patrizia Ovattoni: “È assolutamente inaccettabile quello che vuol fare l’amministrazione comunale. Non ci dimentichiamo che i nomadi presenti a Prato sono cittadini italiani e quindi devono essere trattati come tutti gli altri. Quindi i campi devono essere chiusi ma i loro abitanti, al pari di tutti gli altri italiani, devono andarsi a trovare un lavoro e un alloggio”.