16 Dicembre 2021

Infiltrazioni criminali: Prato al primo posto in Italia per segnalazioni sospette inviate alla Banca d’Italia

La nostra provincia è anche seconda in Toscana per beni confiscati e ai vertici per sfruttamento lavorativo


Prima in Italia per numero pro-capite di segnalazioni sospette secondo i dati della banca d’Italia. E’ il poco invidiabile primato che spetta alla provincia di Prato, secondo quanto emerso dal quinto rapporto sulle infiltrazioni criminali in Toscana, redatto dalla Scuola Normale di Pisa e relativo al 2020. Nel 2020 tra le prime quindici province italiane per numero pro-capite di segnalazioni sospette tre sono toscane: Prato (prima a livello nazionale), Siena e Firenze. Anche se il numero complessivo di segnalazioni in Toscana è diminuito rispetto al 2019 (-2,5%), in controtendenza rispetto al dato nazionale (+7%).
La nostra provincia non se la passa bene neppure per quanto riguarda il numero dei beni confiscati, che in Toscana sono 541, con un incremento rispetto al 2019 del 11%. La provincia di Prato è al secondo posto, alle spalle di Arezzo e Pistoia, con l’11% dei beni confiscati sul totale regionale. I comuni di Firenze e Prato insieme ospitano quasi la metà delle aziende in gestione presenti in tutta la regione, mentre rispetto ai beni immobili, in due comuni, Prato e Arezzo, si concentra circa ¼ del totale presente in regione.
Anche sul fronte dello sfruttamento lavorativo Prato compare nelle prime posizioni del report. La Toscana con 209 persone oggetto di grave sfruttamento lavorativo (di cui 143 in agricoltura e 66 in altri comparti produttivi) nel 2020, è la seconda regione in Italia per numero di vittime identificate nelle attività ispettive sui luoghi di lavoro. La maggioranza di casi di sfruttamento lavorativo in Toscana nel periodo luglio 2020/giugno 2021 coinvolge lavoratori stranieri occupati nelle province di Prato, Firenze e Pistoia in imprese manifatturiere del distretto del tessile e dell’abbigliamento; altri comparti a rischio di sfruttamento risultano agricoltura, costruzioni e commercio.

“L’economia sommersa, i settori economici a legalità debole e quelli nei quali sono più diffuse forme di criminalità economica e finanziaria, costituiscono il principale canale di infiltrazione criminale delle mafie in Toscana con una vulnerabilità perfino maggiore ad altri canali più tradizionali, fra tutti quello del mercato dei contratti pubblici” si legge nel report.

LE REAZIONI

“Da anni siamo in prima linea per combattere l’illegalità, ma serve un intervento più incisivo da parte dello Stato sul territorio, attraverso una più cospicua dotazione di uomini e mezzi nei propri presidi (e questo lo diciamo da anni a Governi di qualunque colore politico” commenta il sindaco Matteo Biffoni.
“Siamo un caso nazionale, da trattare a dovere”. Così invece Marco Curcio, neo-segretario provinciale della Lega, secondo il quale “questi problemi non possono essere trattati con disattenzione, come successo in questi anni”.
“Sono fenomeni che dovrebbero far riflettere soprattutto la politica locale” afferma invece l’ex assessore alla sicurezza e attuale responsabile Dipartimento regionale sicurezza e immigrazione di Forza Italia, Aldo Milone, che incalza “chi siede in consiglio comunale a porre l’attenzione soprattutto su questi gravissimi episodi o fattori che non danno lustro alla città”.
Infine Ilaria Bugetti, consigliera regionale Pd: “È un tema che ci obbliga a mantenere alta l’attenzione. E’ necessario chiedere un aumento degli organici delle forze dell’ordine, ma il tema va trattato da più punti di vista e deve esserci un’azione di rete costante. Una parte del lavoro che possiamo fare è svolta dall’osservatorio sull’usura e dalla collaborazione intavolata con le associazioni di categoria”.