24 Novembre 2021

Fondazione, lo scontro sulla riforma dello statuto approda in sede civile

I diciassette soci contrari alle modifiche statutarie portano il contenzioso davanti al Tribunale di Prato e si affidano a Guido Alpa, noto avvocato e «maestro» dell'ex premier Conte


La guerra all’interno della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato approda in sede civile. Oltre al Consiglio di Stato, la battaglia contro la modifica dello statuto dell’ente si consumerà anche nel Tribunale di Prato.

Motivo del contendere è la gestione dell’ente, entrambe le parti si accusano reciprocamente di voler condurre in maniera parziale e non collegiale la «Cassa della città». Il fronte guidato dall’attuale presidente Franco Bini ha voluto la modifica dell’assetto statutario, già approvata dal ministero dell’Economia, per modernizzare la Fondazione, aumentare i soci e renderla più democratica attraverso un nuovo consiglio di indirizzo. I soci dissidenti invece contestano questa scelta: secondo loro la riforma ha svuotato il ruolo dell’Assemblea, «ridotta ad un mero organo di ratifica dell’operato del Consiglio, nonché la decadenza dei soci storici, di fatto operata per effetto del mancato richiamo della pregressa normativa transitoria». Per il gruppo dei ricorrenti, del quale fa parte l’avvocato Mauro Giovannelli, le modifiche statutarie sono «illegittime» perché stravolgono  «completamente l’assetto della governance della Fondazione, realizzando un sostanziale svuotamento delle funzioni dell’Assemblea, relegata a mera appendice figurativa rispetto al Consiglio di Indirizzo, organo nel quale vengono concentrati tutti i poteri».

A guidare la difesa in sede civile, i diciassette soci contrari alla riforma hanno chiamato Guido Alpa, avvocato tra i più esperti in tema di fondazioni bancarie, noto per essere anche «maestro e mentore» dell’ex premier Giuseppe Conte. Alpa sarà affiancato dall’avvocato pratese Leonardo Masi.

Ricordiamo che lo scorso maggio il Tar della Toscana aveva respinto nel merito il ricorso contro il provvedimento del Ministero che aveva approvato la riforma dello statuto. Adesso il contenzioso si trova davanti al Consiglio di Stato per l’appello.

Ora sulla questione è chiamato a pronunciarsi anche il giudice civile. «Potrebbero esserci possibili effetti deflagranti per la Fondazione in caso di accoglimento delle tesi dei soci attori – scrivono i ricorrenti – venendosi, infatti, in tal caso, a determinare, a cascata, l’illegittimità della nuova composizione degli organi, creatasi in forza del nuovo statuto, nonché dell’attività dagli stessi successivamente posta in essere».

Alla notizia del ricorso al tribunale civile, la Fondazione risponde con una nota: «Merita ricordare che già il Tar, senza incertezze, ha ritenuto  pienamente legittimo l’operato del Consiglio di indirizzo della Fondazione e del ministero dell’Economia e  delle finanze, valutando “manifestamente infondate e in parte anche inammissibili” le censure che lamentavano un depotenziamento del ruolo dell’assemblea per effetto delle modifiche statutarie, in riferimento all’aumento dei soci, alle modalità di nomina dei nuovi soci, all’eliminazione delle deleghe per la partecipazione all’assemblea e ruolo dei soci a vita». La Fondazione annuncia anche che si tutelerà chiedendo il ristoro delle risorse che verranno impegnate nelle spese legali, «costi sottratti ai fondi altrimenti destinati a fini comunitari» e che «difenderà la propria dignità e correttezza nelle sedi più appropriate».