14 Ottobre 2021

Il Si Cobas torna in piazza sabato: “Chi invoca solo i controlli nelle aziende non ha capito nulla”

Dopo le verifiche nelle ditte cinesi che attestano la presenza di lavoro nero - afferma il sindacato - "si paga e si ricomincia, come prima. Il motivo è semplice: sfruttare e pagare le sanzioni conviene"


Dopo aver subito l’aggressione da parte di un gruppo di una decina di cittadini cinesi armati di spranghe e mazze da baseball, gli attivisti del Si Cobas torneranno in piazza sabato prossimo per manifestare. A spiegare le ragioni dell’iniziativa è Luca Toscano, leader del Si Cobas di Prato: “Perché non accada mai più, c’è bisogno di una risposta pacifica e determinata di tutta la città. C’è bisogno che questi luoghi invisibili dove cova lo sfruttamento siano attraversati da un vento nuovo di cambiamento” afferma Luca Toscano del Si Cobas, che denuncia come quella di lunedi scorso sia stata la quarta “spedizione punitiva” subita negli ultimi 3 anni dai manifestanti, “consumate nell’indifferenza, nel silenzio delle istituzioni e della politica, nell’inerzia della Questura, nelle complicità sempre meno celati di cui questo sistema di sfruttamento gode sul territorio”.
“Chi come risposta a quello che è accaduto invoca i controlli nelle aziende non ha capito nulla. Di questa storia e delle altre – prosegue Luca Toscano, del Si Cobas Prato -. Quello che è successo alla Dreamland è successo perché i controlli e le sanzioni , con gli strumenti normativi attuali, non sono la soluzione”.

Toscano – nei cui confronti, come per altri manifestanti, la Procura ha chiuso le indagini per ripetuti episodi di violenza privata contestati nel corso dei picchetti degli scorsi mesi dinanzi alla Texprint – spiega che le modalità dei controlli e le risibili sanzioni comminate agli imprenditori cinesi scoperti a sfruttare la manodopera rendano a questi ultimi conveniente pagare le sanzioni e continuare a perpetrare il sistema di sfruttamento.

“Questa è la storia di tutte le aziende del distretto colpite dai controlli. Si paga e si ricomincia, come prima. Il motivo è semplice: sfruttare e pagare le sanzioni conviene. Dai nostri conteggi emerge un risparmio tra tasse, contributi e retribuzioni che oscilla tra i 2800 euro ai 3900 euro al mese per ogni dipendente impiegato su turni 12×7 a salari da fame. Le multe, messe a confronto con la mole di “risparmio” sul costo del lavoro, fanno il solletico. Ma questo sembra non volerlo vedere nessuno. In particolare chi amministra la città con in testa il Sindaco Biffoni. Certo, più facile continuare a “sbandierare” i numeri di controlli, sanzioni e sospensioni di attività e fingere che “tutto sia sotto controllo” piuttosto che ascoltare e capire come stanno le cose nei capannoni il giorno dopo. Questo lusso, chi in questi capannoni ci lavora, non se lo può permettere. Lo sciopero e la lotta sono una forma di legittima difesa di fronte ad un sistema che schiaccia, offende, svilisce la vita e la dignità umana. Con queste convinzioni sabato torneremo a manifestare”.