E’ fissato per lunedi l’interrogatorio di garanzia di don Francesco Spagnesi, l’ex parroco della Castellina indagato per importazione e cessione di droghe e per appropriazione indebita nei confronti della stessa parrocchia. Il sacerdote, 40 anni, è agli arresti domiciliari da ieri mattina, coinvolto nell’inchiesta che vede indagato per i reati di droga, sottoposto agli arresti domiciliari, anche Alessio Regina, 39 anni, con cui don Francesco intratteneva una relazione. L’inchiesta del sostituto procuratore Lorenzo Gestri è partita dall’arresto di Regina, perito tessile disoccupato, il quale è stato fermato lo scorso 27 agosto mentre ritirava un litro di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro, acquistata on line. A ritirare quel pacco, presso uno spedizioniere di Calenzano, si è recato al volante dell’auto di don Francesco, accompagnato da quest’ultimo, che nei giorni successivi è stato indagato e – assistito dagli avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba – ha reso alcune dichiarazioni agli inquirenti.
Dagli elementi poi raccolti, la squadra mobile ha allargato il quadro delle indagini. Secondo l’accusa, dal giugno 2019 don Francesco e Regina avrebbero acquistato più volte – due o tre al mese – dall’Olanda il Gbl, in confezioni da 250 millilitri a 1 litro, con cui era possibile ricavare migliaia di dosi. Una droga a basso costo che veniva associata alla più costosa cocaina, acquistata da tre diversi pusher pratesi, e proposta nelle serate a base di sesso e stupefacenti a casa del Regina a Figline. Alle serate a gruppi di tre, oltre ai due arrestati, venivano invitati di volta in volta altri uomini contattati tramite siti di incontri. Alcuni di questi sono già stati sentiti dagli inquirenti, che hanno rintracciato sul cellulare di Regina circa 200 contatti presenti anche sulla piattaforma dei siti di incontri tramite cui venivano organizzate le serate.
L’altro filone di indagine, che si intreccia con gli acquisti della droga, riguarda l’appropriazione indebita di denaro dalla parrocchia e dalle offerte dei fedeli da parte di don Francesco, al quale, nell’aprile scorso era stato tolto dalla Diocesi il potere di firma sul conto corrente parrocchiale, dopo che erano emerse anomalie contabili.
Gli inquirenti stimano ammanchi di alcune decine di migliaia di euro; nelle ultime ore, dopo la notizia degli arresti, alcune famiglie della parrocchia si sarebbero rivolte alla Questura per chiedere conto della destinazione delle donazioni fatte su sollecitazione del parroco, che le aveva perorate per l’aiuto a famiglie bisognose.
Nell’inchiesta è indagato anche il viceparroco della Castellina, Paolo Ridolfi, 73 anni, per appropriazione indebita: negli ultimi giorni, come emerso dalle intercettazioni, a lui si sarebbe rivolto don Francesco Spagnesi – sollevato dalla parrocchia lo scorso 1 settembre – per togliere una parte dei soldi ricavati dalle funzioni.
Anche per questo, oltre che per preservare altre fonti testimoniali, il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare per don Francesco Spagnesi, sottolineando il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.
Commenti