16 Agosto 2021

Agosto di lavoro per il pronto soccorso, usato come “scorciatoia” per fare esami diagnostici. Aumentano gli accessi di covid-positivi

Due cittadini su tre che si presentano in pronto soccorso con la febbre e poi risultano positivi al tampone sono cinesi


E’ un agosto di super lavoro per il pronto soccorso di Prato: nel mese tradizionalmente dedicato alle ferie, si sono registrati circa 200 accessi giornalieri. Nessuna flessione rispetto alla primavera di questo 2021. Nell’ultimo periodo 30 accessi al giorno sono rappresentati da ultraottantenni alle prese con problematiche legate al calore. Per il resto, si continua a ricorrere al pronto soccorso anche per le non urgenze: “Solo l’1,7% degli accessi è classificabile come ‘urgenza’, quindi codice rosso, e il 10% come codice giallo – spiega il dottor Alessio Baldini, direttore del Pronto soccorso di Prato -, tutto il resto è urgenza differibile, urgenza minore o non urgenza. Secondo una tendenza ormai tipica dei Paesi occidentali, si ricorre al pronto soccorso anche per le patologie minori oppure si usa il dipartimento di emergenza come scorciatoia per ottenere delle prestazioni ed effettuare esami diagnostici”. Il pronto soccorso ha un sistema di ticket che varia dai 25 ai 47 euro: va da sé che, fuori dall’ospedale, molte prestazioni soprattutto se sommate costano molto di più.

E poi c’è il Covid. Negli ultimi 20 giorni gli operatori segnalano un in incremento di pazienti che arrivano al pronto soccorso con sintomatologia riconducibile al virus, i cui tamponi danno poi esito positivo. Il 70% di questi covid-positvi è rappresentato da cittadini cinesi tra i 40 e i 50 anni e il 90% non è vaccinato o ha fatto solo la prima dose. In pratica, 2 positivi su 3 che si presentano in pronto soccorso sono cinesi: spesso non parlano una parola di italiano, perciò è stato attivato un servizio di mediazione culturale per consentire ai sanitari di erogare le migliori cure possibili.
Una piccola fetta di pazienti – riconducibile al 5% – è vaccinata con doppia dose e viene ricoverata in area Covid: si tratta per lo più di persone immunodepresse o di persone molto anziane che, una volta risultate positive e presentando sintomatologia lieve, i familiari preferiscono tenere sotto osservazione. Nessuno di coloro che abbiano completato il ciclo vaccinale, comunque, ha bisogno del trattamento con niv (ventilazione non invasiva) o finisce in terapia intensiva.