Un’ordinanza, con effetto immediato, che introduce il divieto di avvicinamento al perimetro aziendale dello stabilimento di Gkn per i mezzi pesanti. E’ quanto firmerà nelle prossime ore il sindaco di Campi Bisenzio (Firenze), Emiliano Fossi, che conferma quanto pubblicato oggi da Repubblica.
“Voglio dare un segnale amministrativo e politico chiaro che non accettiamo lo smantellamento dello stabilimento da parte della proprietà”, spiega Fossi. “Stiamo vagliando tutte le possibilità per richiamare l’azienda, che si è comportata in modo così vile, alle proprie responsabilità – continua – ma la partita non si gioca sul campo del comune, è una vicenda nazionale, bisogna che si muovano il Mise e la Presidenza del consiglio”. Intanto all’interno della fabbrica, conferma Fossi, va avanti l’assemblea permanente dei lavoratori iniziata venerdì sera dopo l’annuncio di 422 licenziamenti.
“C’è un presidio costante dei dipendenti – spiega Fossi – che stanno portando avanti la loro legittima battaglia in modo dignitoso e corretto. C’è un continuo flusso di cittadini, che portano cibo e bevande ai lavoratori, ma anche dei rappresentanti istituzionali. L’attenzione è forte”.
E in tarda mattinata è giunta la notizia che il governo ha convocato le parti per un confronto. E’ stato convocato per giovedì 15 alle ore 14 al ministero dello Sviluppo un tavolo per affrontare il nodo dei licenziamento dei lavoratori di Gkn. Lo rende noto la sottosegretaria Alessandra Todde che presiede il tavolo che si svolgerà in videoconferenza e prevede la partecipazione del ministero del Lavoro, delle organizzazioni sindacali, dei rappresentanti di Gkn Firenze, Gkn Automotive e Melrose, oltre alla Regione Toscana e agli enti locali.
Giani: “Sospendere la procedura dei licenziamenti, che è immotivata”
L’obiettivo, spiega Eugenio Giani – che da giovedì scorso segue passo passo la vicenda Gkn – è e resta quello di “sospendere la procedura dei licenziamenti, che è immotivata”. Secondo il governatore servono determinazione, vicinanza ai lavoratori e la forza di parlare con Melrose “per indurre atteggiamenti di ragionevolezza” perché il primo passo è affidato alla capacità di tutto il sistema delle istituzioni, del movimento movimento sindacale e della rappresentanza dei lavoratori di “essere costante nel chiedere l’interruzione della procedura”.
Stamani Giani ha ricevuto la comunicazione della viceministra Alessandra Todde sull’invio della convocazione per il tavolo nazionale e infatti, ribadisce il presidente, si tratta di “una questione nazionale perché quanto accaduto a Campi può ripetersi altrove”. In questo caso si parla di Gkn e cioè di componentistica di semiassi per autonomobili che poi vengono assemblati da Fiat Stellantis, ma i proprietari si chiamano ‘fondo Melrose’ con sede in Inghilterra”. Lo stabilimento di Campi d’altra parte “produce, non è in crisi, non è privo di commesse. Negli ultimi tempi sono stati fatti forti investimenti in robotica per la produzione di componenti auto che poi sono assemblati per la produzione Fiat Stellantis”. E qui il presidente mette in campo il secondo punto d’impegno: “Vogliamo che Fiat Stellantis, che è al tavolo nazionale automotive con il Governo per gli aiuti alla transizione del settore, sia consapevole del fatto che uno dei suoi principali produttori di componenti si comporta così”.
“Bisogna trarre la lezione da quanto accade e la legislazione italiana deve adeguarsi – continua il presidente -: oggi non hai più di fronte gli imprenditori che comunque hanno a cuore capacità produttiva e l’immissione di prodotti sul mercato”. La logica che ha portato a dire ‘si chiude’ non è infatti “una logica di produzione ma finanziaria”, come si desume dai “brevi contatti avuti con gli esponenti locali di Gkn, con i quali il ragionamento che viene fatto è quello della riorganizzazione aziendale: questo non può esistere”. Quindi, spiega Giani “Ci attiveremo come Regione per un codice etico e per un obbligo di comunicazione preventiva in caso di rischi di chiusura che, qualora non siano rispettate, dia luogo a sanzioni molto forti. L’obiettivo infatti è dare tempo alle istituzioni per intervenire con proposte e soluzioni già sperimentate in diversi casi, evitando che i lavoratori siano scaricati senza remore”.
Il presidente parla di “cinismo estremo” e di “procedura di estrema arroganza” da parte di Gkn e sottolinea che se c’è un aspetto che letteralmente grida vendetta con il richiamo ‘etico’ che campeggia sullo stesso sito del fondo che, spiega Giani “descrive la propria attività come quella di chi “compra, valorizza, rivende: in questo caso sta facendo esattamente l’opposto. Il lavoro è un elemento determinante nella vita della comunità e non si può pensare che nel 2021, in Italia, si mettano a casa oltre 422 lavoratori e l’indotto con una semplice mail, non preavvertita da alcuna comunicazione alle istituzioni e parti sociali”.
Una doccia fredda insomma, anche perché, come chiarito da Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani per lavoro e crisi aziendali, i rapporti degli ultimi mesi con Gkn erano stati difficili, faticosi e mentre dalla parte della Regione si era “pronti a parlare di nuovo piano industriale e di un protocollo d’intesa per dare una cornice istituzionale, loro sono venuti a dirci che non avevano neanche più bisogno degli ammortizzatori sociali”.