19 Maggio 2021

Indagine su giovani e disabilità: è la scuola a svolgere un ruolo chiave nell’orientare i giudizi dei ragazzi FOTO


Come percepiscono gli adolescenti la disabilità e come valutano le possibilità di condurre una vita piena e soddisfacente per chi deve fare i conti quotidianamente con un qualunque tipo di svantaggio? Sono alcune delle domande a cui cerca di dare una risposta l’indagine “La percezione dei giovani sulla disabilità”, condotta per la prima volta in tutti gli istituti superiori della provincia di Prato dalla CUI (Cooperativa Unitaria Invalidi) e dall’Associazione Amici della CUI in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze e con il patrocinio di Cesvot, che ha pubblicato la ricerca nella collana Briciole.

I risultati della ricerca sono stati presentati dalla presidente della CUI Ambra Giorgi e dal coordinatore della rete dei dirigenti scolastici di Prato Stefano Pollini. Insieme a loro anche la presidente dell’associazione Amici della CUI Elisabetta Toccafondi e Sandro Landucci dell’Università di Firenze, che ha condotto la ricerca con Maria Teresa Capecchi.

Da sinistra Ambra Giorgi, Stefano Pollini, Sandro Landucci e Elisabetta Toccafondi alla CUI

“La ricerca ha rappresentato per la CUI, che a Prato gestisce un centro diurno per disabili frequentato da 55 ospiti dai 20 ai 70 anni, un elemento di riflessione e di crescita e anche un salto di qualità nel rapporto di collaborazione con le scuole – ha spiegato Ambra Giorgi -. Lavoriamo tutti i giorni per l’integrazione e per combattere la paura del diverso. La nostra arma principale è proprio la conoscenza e quindi non ci fermeremo qui, a settembre è già in programma un evento in una scuola per discutere insieme del tema e stiamo pensando a una prossima ricerca che indaghi il vissuto di fratelli e sorelle di disabili”.

Dall’indagine emerge chiaramente il ruolo chiave svolto dalla scuola nell’orientare e influenzare i giudizi degli intervistati in tema di disabilità, anche perché è soprattutto la vita scolastica a permettere l’incontro con la disabilità stessa, a meno di non avere già esperienze in famiglia. A scuola insomma si impara anche ad affrontare la diversità. E fra gli studenti intervistati il 15% già svolge attività in qualche associazione di volontariato, un dato che fa ben sperare se si considera la giovanissima età del campione.

“Quando a scuola si lavora con un ragazzo disabile in realtà è tutta la classe a trarne beneficio – ha aggiunto Pollini – I risultati del tanto lavoro che si fa a Prato emergono dalla ricerca, ma dobbiamo fare di più. Soprattutto le scuole devono essere messe in grado di fare di più, abbiamo troppi insegnanti di sostegno precari e non adeguatamente formati e questo è il primo problema da risolvere”.


Il campione della ricerca – Oltre mille studenti e studentesse (esattamente 1024) tra i 15 e i 20 anni di undici istituti superiori della provincia hanno partecipato alla ricerca ormai oltre un anno fa, rispondendo al questionario proposto nelle scuole da altrettanti giovani, alcune ragazze che hanno fatto parte del progetto di servizio civile della Cooperativa CUI. Il campione comprendeva anche 18 studenti disabili, mentre il 7% degli intervistati aveva un familiare disabile e quasi la metà, il 45%, almeno un compagno di classe con disabilità.

Esperienze sulla disabilità – Il 20% del campione dichiara di non conoscere personalmente nessuna persona disabile e solo il 12% afferma di avere persone con disabilità nel proprio gruppo di amici. Insomma gli studenti mostrano di avere una qualche conoscenza del fenomeno, ma non certo una consuetudine di relazione e anche riguardo alle associazioni, se il 15% come si è detto partecipa attivamente, la conoscenza di associazioni viene attestata in generale solo dal 33% del campione.

Accessibilità e servizi – Agli studenti si è chiesto un giudizio sull’accessibilità della propria casa, del quartiere in cui vivono, della città e della scuola. In generale gli edifici scolastici sono ritenuti più accessibili rispetto alle case e alle città e anche riguardo ai servizi la scuola ottiene i giudizi più positivi rispetto a quelli per la mobilità e alle misure per sostegno economico e inserimento lavorativo.

La percezione del “peso” della disabilità – Tra gli aspetti indagati c’erano anche gli atteggiamenti negativi, di pregiudizio e di stigmatizzazione, di angoscia o di paura. Ebbene: solo il 5% percepisce la condizione di disabilità come del tutto compromettente le possibilità di essere felici nella vita: ma almeno il 20% la considera un pesante ostacolo.