20 Maggio 2021

Giornata delle dimore storiche, domenica porte aperte alla Villa del Mulinaccio


La Giornata nazionale dedicata alle dimore storiche che si tiene domenica 23 maggio ha a Vaiano una tappa di assoluto rispetto. Per l’occasione aprirà le sue porte ai visitatori la magnifica dimora appartenuta a Filippo Sassetti, l’elegante Villa del Mulinaccio di cui oggi è proprietario il Comune.

“La vila ha una lunga e bellissima storia, popolata da personaggi straordinari come Filippo Sassetti- sottolinea l’assessore alla Cultura Fabiana Fioravanti – invitiamo volentieri a visitare questi spazi che hanno mantenuto integra la loro bellezza e la straordinaria eleganza e che il Comune è impegnato a tutelare e valorizzare”.

Si potrà visitare la Villa del Mulinaccio dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18. L’ingresso è gratuito ma si deve prenotare entro sabato 22 maggio sul portale www.associazione dimore storiche.it. L’iniziativa vede la collaborazione dell’Associazione nazionale Case della Memoria e dell’Associazione Dimore Storiche italiane con il Comune di Vaiano.

“Sull’onda del successo dello scorso anno si è rinnovata la collaborazione fra l’Associazione Nazionale Case della Memoria e l’Associazione Dimore Storiche Italiane – commenta Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria – Una collaborazione, quella con ADSI, che prosegue nel segno della volontà di diffondere fra il pubblico la bellezza racchiusa in questi luoghi. Anche per questo ci auguriamo che la partecipazione delle nostre case museo alla Giornata Adsi possa diventare un appuntamento stabile”.

Filippo Sassetti è un personaggio singolare, dai multiformi intereressi che lo portarono fino in India. In patria fu attivo protagonista dei dibattiti culturali, scrisse un Discorso sopra Dante e si distinse per una sua traduzione della Poetica di Aristotele. Studiò a Firenze e a Pisa  Quando i portoghesi abolirono il monopolio del pepe Filippo lasciò l’Italia per trasferirsi a Lisbona e nel 1582 decise di partire per l’India; tuttavia, anziché arrivare lì, si ritrovò dopo un viaggio di 5 mesi in Brasile. Ci riprovò l’anno seguente giungendo nel 1583 a Cochin, capitale del regno del Malabar e poi a Goa. Si occupò per primo in Italia del bambù e dell’ananas di cui descrisse i pregi al Granduca. Fu tra i primi europei a studiare il sanscrito, l’antica lingua indiana.

Il nucleo originario del Mulinaccio fu edificato tra la fine del Quattrocento e i primi del Cinquecento da Cosimo Sassetti (filomediceo, conte palatino di Leone X de’ Medici) su una precedente “casa da signore”. Il nome deriva alla località da un antico mulino, non più esistente. Passata agli Strozzi nel 1609, venne venduta nel 1661 ai Vai di Prato che ne fecero il centro di una vasta tenuta (con ben 36 poderi nelle parrocchie di Caiano, Casi, Popigliano, Schignano e Cerreto). I Vai ne conservarono la proprietà fino all’estinzione della famiglia, nel 1941, quando la villa passò ai Franchi, e più tardi ai Bruschi da cui il Comune l’ha acquisita.

La villa, oltre che dal pregio architettonico, è caratterizzata dal Parco degli alberi rari e delle essenze, creato da Giuseppe Vai, membro dell’Accademia dei Georgofili, a partire dal 1845.