2 Aprile 2021

La via crucis del vescovo Giovanni davanti all’ospedale con le testimonianze di medici, infermieri e dei malati FOTO e VIDEO


La Croce è tornata davanti all’ospedale di Prato. Per testimoniare vicinanza ai malati e sostegno al personale sanitario per il loro grande impegno, il vescovo Giovanni Nerbini ha voluto celebrare anche quest’anno la via crucis del venerdì santo di fronte al luogo simbolo nella lotta al Covid.

Sette le stazioni posizionate lungo il perimetro del complesso ospedaliero, con le riflessioni affidate alle testimonianze di chi ha vissuto la sofferenza della malattia, il dolore per la perdita di un familiare ma anche al racconto di chi quotidianamente è in prima linea nell’assistenza ai malati: medici, infermieri e volontari del mondo dell’associazionismo che si sono alternati nel portare la Croce di stazione in stazione.

 

 

«Dopo un anno siamo ancora qui, con centomila morti in più e tante sofferenze da alleviare – ha detto il vescovo Nerbini – per questo ci è sembrato opportuno tornare nuovamente a fare memoria della Passione di Cristo davanti all’ospedale, ma allo stesso sappiamo che la Croce guarda sempre al mattino di Pasqua e che la morte non è mai la parola definitiva».

 

 

La via Crucis è stata organizzata dalla cappellania ospedaliera guidata da don Carlo Bergamaschi insieme a don Giovanny Santa Colorado. Presenti al rito la direttrice dell’ospedale Santo Stefano Daniela Matarrese e il vice sindaco e presidente della società della salute Luigi Biancalani.

Come detto ogni stazione è stata affidata alle associazioni e alle realtà impegnate nel servizio ai malati come l’ufficio diocesano della pastorale della salute, i medici cattolici dell’Amci e l’associazione operatori sanitari cattolici (Acos). Presenti con le divise operative i volontari della Misericordia, Pubblica Assistenza, Croce Rossa e Croce d’Oro, la cui dedizione è stata lodata dal Vescovo: «siete i Cirenei di oggi, dai colori diversi nelle tenute ma dalla identica passione per l’uomo che non è più autosufficiente, che ha bisogno e si affida al tratto umano di qualcuno per poter uscire dalla situazioni difficili. Siete un esempio che ci deve aiutare a ritrovare quella potenzialità che è in tutti noi, quella di essere sostegno a chi cerca di rialzarsi».

 

 

Particolarmente toccante la testimonianza offerta dall’associazione Figli in Cielo, che riunisce i genitori che hanno vissuto la perdita di un figlio, nella stazione dove «Gesù incontra sua Madre», posta di fronte all’ingresso del pronto soccorso. «Ho pensato tante volte alle persone che dentro a questo ospedale si sono trovate davanti a croci più grandi del loro amore di padri, madri, sposi, figli, amici senza possibilità, senza parole – ha affermato monsignor Nerbini – dobbiamo ricordare in questi frangenti quello che Gesù dice non solo con le parole ma con la sua vita: non ti preoccupare ci sono io con te, lo porto io il peso, tu non puoi far nulla, fidati di me, quello che sopporto è anche per te. Infondiamo questa speranza a coloro che talvolta sembrano sopraffatti dalla croce».

 

La testimonianza dell’Associazione Figli in Cielo

 

La via crucis ha terminato il suo giro intorno alla struttura con l’ultima stazione dedicata alla Resurrezione, nella quale sono state raccontate storie di «resurrezione quotidiana» di persone che sono riuscite a vincere le dipendenze da alcol, gioco d’azzardo e droga. «La vita che Dio ci dona non ha più fine – ha concluso il Vescovo – abbiamo bisogno di riporre la nostra fede in qualcosa che dura, che non muore. In Cristo risorto è la nostra speranza, è la nostra gioia, è la nostra certezza di rivedere tutti coloro che ci hanno amato, che abbiamo amato».

 

Le parole del vescovo Giovanni al termine della via crucis

 

 

La domenica di Pasqua si ripeterà un gesto che lo scorso anno catturò l’attenzione dei media nazionali. Nel pomeriggio monsignor Nerbini impartirà il mandato a un gruppo di medici che si sono resi disponibili a distribuire la comunione ai malati ricoverati nei reparti Covid. Un servizio che a partire proprio dalla Pasqua dello scorso anno è diventato un gesto abituale da parte del cappellano don Bergamaschi, accompagnato da alcuni medici volontari.
Poi il Vescovo, parlando attraverso l’interfono dell’ospedale, rivolgerà un saluto e farà gli auguri di Pasqua a tutti i degenti e al personale ospedaliero.