Il blocco dei licenziamenti ha salvato 9mila contratti di lavoro in provincia di Prato. Il dato emerge dalla presentazione del report del Centro per l’Impiego, che ha confrontato i numeri 2020 con quelli dell’anno precedente. Se nel 2019 le cessazioni dei rapporti di lavoro erano state circa 48mila, nel 2020 se ne sono registrate 39mila. Questo dato però pone un grosso punto interrogativo su quello che accadrà a Prato, una volta che ci sarà lo sblocco dei licenziamenti.
Una preoccupazione aumentata dal fatto che sono nettamente calati nel 2020 i nuovi contratti. Se nel 2019 gli avviamenti al lavoro erano stati oltre 49mila, nell’anno da poco concluso se ne sono registrati circa 9500 in meno. Se non ci sarà una ripresa dell’economia, quindi, la nostra provincia non solo dovrà fare i conti con il minor numero di assunzioni ma anche col boom di licenziamenti nelle imprese in crisi a causa del covid.
Continuando ad analizzare i dati, si scopre che nel 2020 sono 6mila le persone in meno che non sono entrate nel mondo del lavoro rispetto al 2019 e che sono calate di 415 unità le aziende disposte a effettuare almeno una assunzione. I cali occupazionali hanno colpito gli uomini con un -20% di assunzioni e le donne con un -17%. A risentire della crisi e quindi dello stop ai contratti sono stati i giovani fra i 15 e i 29 anni con quasi 2800 contratti in meno, e la fascia fra i 30 e i 44 anni con -3700 nuovi ingressi nel mondo del lavoro.
Passando all’analisi per settori, nel manifatturiero si registrano 4400 avviamenti in meno nel 2020: i più colpiti sono tessile e abbigliamento. Male anche alberghi e ristoranti con le assunzioni diminuite di un terzo.
Infine i contratti a termine. La pandemia ha colpito duramente i lavoratori stagionali tanto da portare a un calo di avviamenti a termine di 3mila unità. Per fortuna si è registrata una leggera ripresa da ottobre 2020 in poi.