19 Marzo 2021

Texprint: “La violenta manifestazione del Si Cobas blocca la produzione e ci costringe a mettere in cassa integrazione 20 dipendenti. Intervengano le autorità, altrimenti chiuderemo”


“La violenta manifestazione del Si Cobas blocca la produzione e costringe l’azienda a mettere in cassa integrazione 20 degli 80 dipendenti”. Lo afferma la Texprint, stamperia di via Sabadell, al cui cancello di ingresso, da quasi due mesi, protestano alcuni dipendenti iscritti al Si Cobas. Il sindacato accusa l’azienda di non rispettare i contratti e di ledere i diritti dei lavoratori, ma la Texprint ribatte che nessuna richiesta formale di rivendicazione è pervenuta alla proprietà. Secondo la Texprint le modalità della protesta messa in atto dai manifestanti e dal Si Cobas costituiscono condotte illecite, ed integrano veri e propri reati di violenza privata, come segnalato alla Procura.

“La manifestazione di violenza privata da parte di “SI COBAS” ha ormai raggiunto un livello di invasività e di illiceità tale da non poter essere più tollerato – scrive in una nota la Texprint -. La situazione non è più sostenibile ed è ormai fuori controllo: le continue vessazioni, le illecite (ed incredibili) ispezioni all’interno delle nostre autovetture, le ripetute volgari provocazioni, le reiterate ingiurie e violenze private perpetrate a danno dei dipendenti, degli amministratori, dei clienti e dei fornitori della Società, oltre ad aver determinato il blocco della produzione, rischiano da un momento all’altro di degenerare in ulteriori e più gravi episodi di violenza.
Chiediamo, dunque, a gran voce l’intervento delle autorità per evitare il protrarsi dei comportamenti violenti e criminali, che sono stati anche documentati in files video e audio inequivocabili, già consegnati alla magistratura.
L’azienda ritiene che, le eventuali rivendicazioni di SI COBAS e dello sparuto numero di dipendenti, debbano in ogni caso essere avanzate nelle sedi normativamente deputate alla risoluzione di questo genere di controversie e non attraverso condotte violente e criminose.
Nulla può infatti legittimare le forme di violenza che vengono quotidianamente poste in essere nei nostri confronti e nei confronti di soggetti del tutto estranei alla vertenza quali i clienti e i fornitori.
Chiediamo, dunque, a gran voce l’intervento delle Autorità per porre fine al protrarsi di questi comportamenti e poter riprendere l’attività produttiva, nell’interesse anche dei nostri 65 dipendenti e delle loro rispettive famiglie”.

Sono questi i passaggi salienti dell’appello lanciato da Texprint attraverso i propri legali alle Autorità competenti.
“La Texprint, a causa degli ingentissimi danni economici alla produzione e all’immagine provocati dalle gravissime condotte illecite poste in essere dagli individui presenti all’esterno della fabbrica, è stata costretta a mettere in cassa integrazione già 20 degli 80 dipendenti e, se le Autorità non vi porranno rimedio entro la prossima settimana, sarà costretta a chiudere la stamperia, con la conseguente collocazione in cassa integrazione di tutti i restanti dipendenti. L’azienda, inoltre, denuncia che i soggetti presenti all’esterno della Texprint impediscono fisicamente l’accesso ai mezzi, che per lavoro devono entrare e uscire dall’azienda, fermano le autovetture, occupano la carreggiata – bloccando anche il traffico dei veicoli – e impongono l’apertura delle autovetture, che devono essere previamente “ispezionate”.
“Solo dopo l’assurdo controllo dei mezzi, la verifica dell’assenza di merce a bordo e dopo aver trattenuto i lavoratori, gli amministratori, i clienti e i fornitori per diversi interminabili minuti, il gruppo consente l’accesso o l’uscita dalla fabbrica. Vengono, inoltre, rivolte nei loro confronti parole ingiuriose e gesti scurrili, come emerge dalle plurime denunce e dai filmati già depositati alla Procura della Repubblica”.
“Questi comportamenti violenti, offensivi, volgari e provocatori, che integrano il reato di violenza privata, sono stati già ripetutamente denunciati alla Procura della Repubblica e, dopo due mesi, hanno di fatto determinato la paralisi dell’attività dell’azienda, con enormi danni economici e di immagine” dichiara l’azienda.
“SI COBAS e lo sparuto numero di dipendenti che partecipano a queste violenze, a tutt’oggi non hanno avanzato – e lo ribadiamo con forza – alcuna richiesta formale all’azienda con le loro rivendicazioni”.
“Nei giorni scorsi – continua la nota della Texprint – è stato raggiunto il culmine di questa reiterata condotta criminale, perché un autocarro bianco avrebbe tentato di investire due soggetti all’esterno della Texprint.  L’iniziativa è stata immediatamente strumentalizzata sui media, denunciando all’opinione pubblica un presunto tentato omicidio, che si è lasciato intendere come riconducibile alla nostra azienda. Texprint è invece totalmente estranea a questi fatti gravissimi e la Procura della Repubblica sta indagando per accertare le effettive responsabilità”.
Texprint si definisce “un’azienda moderna, che ha investito ingenti somme di denaro in macchinari ad alta tecnologia di ultimissima generazione ed ha prontamente convertito un ramo di azienda alla produzione di mascherine per contribuire a fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso”.
“La società Texprint non ha alcun collegamento con ambienti di criminalità organizzata e impugnerà al TAR la misura interdittiva antimafia che le è stata recentemente notificata e, comunque, questa circostanza non può rappresentare l’espediente per giustificare le plurime condotte violente sopra evidenziate” aggiunge l’azienda.
“La nostra azienda – conclude la nota – ha sempre valorizzato il rispetto della dignità dei lavoratori, considerandolo prioritario rispetto a qualsivoglia interesse economico. Prova ne sia che 65 dipendenti su 80 hanno continuato ad esercitare la propria attività lavorativa, pur nelle difficoltà sopra rappresentate, ed hanno espressamente preso le distanze dai comportamenti violenti e dalle richieste estorsive avanzate dal gruppo di facinorosi”.