La Texprint farà ricorso al Tar in merito alla misura interdittiva antimafia emessa nei suoi confronti dalla Prefettura di Prato. Il provvedimento prefettizio sarebbe legato ad un’inchiesta dell’estate scorsa della Dda di Milano che vede indagato un dipendente della Texprint (ditta che è estranea all’indagine), il quale a titolo personale è accusato di aver fatto confluire in Cina ingenti quantità di denaro, frutto di riciclaggio per conto di società vicine alle cosche della ndrangheta. L’interdittiva antimafia è uno strumento amministrativo finalizzato al contrasto di fenomeni di infiltrazione mafiosa, che impedisce alle pubbliche amministrazioni di dare in appalto lavori, commissionare forniture e riconoscere erogazioni nei confronti delle aziende colpite dal provvedimento. “Si deve al riguardo evidenziare che non vi è – né vi è mai stato – alcun collegamento tra la Società e ambienti di criminalità organizzata; sul punto, si evidenzia peraltro che nel procedimento (ancora in corso) avanti al Tribunale di Milano nei confronti di un dipendente non è mai stata contestata allo stesso l’aggravante di aver agevolato o comunque favorito associazioni criminali”, fa sapere la Texprint tramite il suo ufficio stampa.
Per quanto riguarda le lettere disciplinari inviate agli operai in sciopero, lo stesso ufficio stampa riferisce che “sono state inviate ai dipendenti che si sono resi responsabili di gravi fatti ai danni della società. Texprint valuterà la rilevanza disciplinare di ogni singola condotta all’esito delle giustificazioni che i dipendenti vorranno rendere, come previsto dallo statuto dei lavoratori”.