Pronto soccorso di Prato sotto pressione. Le terza ondata dell’epidemia si conferma, a detta degli operatori, la peggiore delle tre conosciute finora a livello di accessi all’area emergenze del Santo Stefano. L’alto numero di pazienti Covid, di solito in arrivo per un peggioramento del quadro clinico, non ha fatto altro che aggiungersi all’utenza ordinaria del pronto soccorso, che stavolta non ha registrato nessun calo. “Abbiamo 170 accessi giornalieri di media e stiamo facendo uno sforzo enorme per tenere separati il percorso Covid e quello non Covid, per evitare infezioni all’interno del pronto soccorso che, in effetti, fino ad oggi è stato dimostrato non essersi verificate – spiega il direttore del pronto soccorso Alessio Baldini -. Rispetto allo storico della prima ondata, il problema organizzativo relativo alla separazione dei percorsi è diventato più urgente perché ci sono molti accessi non Covid. Questi crollarono fino a sei volte tra marzo e aprile dell’anno scorso: non si è verificato altrettanto adesso”.
La sommatoria di emergenza Covid e accessi ordinari (per un’atavica attitudine dei pratesi a rivolgersi al pronto soccorso anche per le non-urgenze) due giorni fa ha prodotto come risultato la deviazione verso Careggi delle ambulanze dirette al Santo Stefano. “Si tratta di una pratica piuttosto normale e anche virtuosa, quella della deviazione delle ambulanze del 118 verso gli altri ospedali in rete, se alcune strutture sono piene – riferisce il responsabile del dipartimento Emergenze dell’Asl Toscana centro Simone Magazzini -. A Prato fino ad ora non avevamo avuto bisogno di farlo, ma evidentemente questa ondata è stata più violenta tra Prato, Pescia e l’Empolese, più che su Firenze”.
La terza ondata si caratterizza anche per un’età media dei ricoverati decisamente più bassa che in passato: 60 anni, con il ricoverato più giovane in area Covid che ha appena 19 anni. “Una cosa è certa: se la percentuale di contagiati sale e resta stabile su numeri alti senza diminuire, cresce anche la percentuale degli ospedalizzati e, in questo senso, vediamo ora i risultati di un precedente allentamento delle restrizioni vissuto con un po’ troppa spensieratezza – dice Dante Mondanelli, della direzione sanitaria dell’Asl Toscana centro -. In vista della prossima zona arancione, vorrei fare un appello a tutti i giovani, perché ho visto vivere l’ultimo ‘giorno arancione’ come se fosse l’ultimo dell’anno: siamo tutti stanchi e li comprendo, ma le conseguenze dei propri comportamenti poi le vediamo tutti 15 giorni dopo. Non è escluso che sia entrata nel mezzo anche la variante inglese, peraltro più sul numero degli infettati che sulla gravità della malattia”.
LS