Contrabbando, sequestri orologi di lusso per un milione di euro: 3 misure cautelari FOTO E VIDEO
Orologi di pregio acquistati in Italia da società di Hong Kong, in regime di non imponibilità Iva poiché diretti all’esportazione, che invece di arrivare in Cina venivano rivenduti in Italia attraverso pagamenti in contanti. E’ quanto scoperto dalla guardia di finanza e dall’Agenzia delle dogane, sezione aeroporto di Peretola, che hanno sottoposto a misure cautelari tre uomini accusati di associazione a delinquere di carattere transnazionale finalizzata al contrabbando aggravato di orologi di lusso. Per i tre il gip di Firenze Angela Fantechi ha disposto l’obbligo di dimora, il divieto di espatrio e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Nel corso delle indagini, sono state effettuate diverse perquisizioni a seguito delle quali sono stati sequestrati 86 orologi di pregio per l’ipotesi di contrabbando, per un valore complessivo di circa 1 milione di euro, e sono state contestate una ventina di violazioni alla normativa valutaria per pagamenti in contanti sopra la soglia prevista dalla normativa anti-riciclaggio, con elevazione di sanzioni che nella misura intera oltrepassano gli 800.000 euro.
Le indagini, coordinate dal pm Christine Von Borries, sono partite dopo la scoperta all’aeroporto di Peretola di due orologi di lusso nel bagaglio di un italiano in partenza per gli Usa. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, società di Hong Kong, riconducibili al cittadino fermato all’aeroporto e ad altra persona, con l’ausilio di un terzo soggetto, negli ultimi sei anni avrebbero acquistato numerosi orologi, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro, da diversi negozi situati in diverse provincie italiane, ceduti poi direttamente sul territorio nazionale, in alcuni casi a seguito di rilevanti pagamenti in contanti.
L’attività che il gip ha definito esser stata svolta “in modo professionale con organizzazione di mezzi e conoscenze”, prevedeva il transito della merce in un punto franco a Ginevra, dove un collaboratore di una ditta di spedizioni restituiva gli orologi ai componenti dell’associazione, mentre le scatole proseguivano vuote il loro viaggio verso la Cina, per poi rientrare successivamente in Italia.