80 famiglie hanno un tetto grazie al Casolare, associazione della Caritas di Prato nata 25 anni fa VIDEO
Dal 1996 a oggi ha aiutato 432 famiglie in difficoltà. È solo uno dei dati che segnano il costante e prezioso impegno dell’associazione Il Casolare, nata appunto nel 1996 all’interno della Caritas per rispondere ad una esigenza sempre più attuale: la casa. A distanza di 25 anni, l’iniziativa non solo è ancora attiva, ma rappresenta una realtà importante per 80 famiglie che in questo momento possono dire di aver trovato una casa grazie al sostegno dell’associazione. Il 25esimo anniversario non potrà essere festeggiato in modo particolare a causa delle restrizioni dovute alle pandemia, ma il Casolare ha comunque tracciato un bilancio delle proprie attività per far conoscere quanto è stato fatto in questo quarto di secolo, nel quale la società è certamente diversa da quella degli anni ‘90, ma il problema della casa è reale per una consistente fascia della popolazione.
Come è nato Il Casolare. La prima ondata migratoria e la crisi del tessile dovuta alla globalizzazione. Sono le due cause che negli anni ‘90 hanno fatto emergere in modo evidente una problematica fino a quel momento mai vista a Prato: quella della casa. Nella città con il maggior numero di abitazioni di proprietà e con il minor numero di case popolari, un numero crescente di famiglie stava bussando alle porte della Caritas perché non riusciva ad ottenere un alloggio. Si tratta degli albanesi, che in massa erano emigrati dal loro Paese dopo la fine del regime comunista, e degli italiani a basso reddito che dalla fascia media stavano pian piano scivolando verso la soglia di rischio della povertà. Questo bisogno si trasformò in una nuova opera segno della Chiesa di Prato nata all’interno della Caritas: l’associazione il Casolare, fondata nel 1996 con lo scopo di reperire alloggi, ma soprattutto di farsi da garante per superare la diffidenza dei proprietari. «Gli stranieri e gli italiani con lavoro precario non riuscivano a stipulare contratti di affitto – spiega Giovanni Pieraccini, presidente dell’associazione Il Casolare -, i proprietari degli immobili chiedevano garanzie che queste persone non erano in grado di dare, almeno in quel momento». Fondatore dell’associazione è stato Carlesi, a lungo presidente, insieme a Luisa Stancari, Alberto Toccafondi e ai compianti Lido Lenzi, Mario Bini e Giorgio Ponzecchi.
Come funziona il sostegno del Casolare. L’associazione non possiede immobili, ma li ricerca da proprietari privati o immobiliari per affittarli e darli poi in subaffitto alle persone che ne hanno bisogno. L’attività comporta dunque una «triangolazione» tra proprietario, associazione e inquilino: la sublocazione avviene alla stessa cifra e con le stesse modalità con cui viene stipulato il contratto principale tra locatore e Casolare, che è così responsabile a tutti gli effetti nei confronti del proprietario. «È stata la nostra garanzia a sbloccare la diffidenza di chi altrimenti non avrebbe affittato a stranieri o a persone a basso reddito – afferma Carlo Carlesi, primo presidente del Casolare – possiamo dire che senza il nostro intervento tante persone nel corso degli anni non avrebbero avuto la possibilità di un alloggio e questo nonostante che alcune famiglie fossero destinatarie dei contributi del Comune per l’affitto». Il fondo di garanzia fu affidato dalla Diocesi alla Caritas e ammontava al tempo a 10 milioni di lire.
I numeri di un grande impegno. Dal 1996 a oggi sono stati stipulati 432 contratti di affitto. Oggi l’associazione ha 80 appartamenti sublocati occupati da 306 persone, di questi 69 sono minori. La metà delle famiglie aiutate dal Casolare sono state segnalate dai Servizi sociali del Comune grazie a una convenzione stipulata tra l’associazione e l’Amministrazione comunale. L’assessorato al sociale contribuisce in parte o totalmente al pagamento del canone di questi utenti. Secondo questo accordo i Servizi sociali segnalano persone bisognose di una casa all’associazione e questa si attiva per trovare un affitto adeguato alle loro esigenze. Il Comune inoltre contribuisce pagando totalmente o in parte il canone. «Per noi è una collaborazione fondamentale – spiega l’assessore al Sociale Luigi Biancalani – A Prato c’è un grande bisogno di case in affitto e queste sono difficili da trovare in libero mercato, figuriamoci per le famiglie in difficoltà. Per questo l’impegno del Casolare è davvero molto importante perché risponde a una esigenza reale. La nostra volontà è quella di continuare questo prezioso rapporto». Ogni anno circa 1500 persone in emergenza alloggiativa si rivolgono ai Servizi sociali per chiedere le «casa popolari» o una abitazione a canone calmierato.
Tra le 80 famiglie accolte ci sono 21 lavoratori dipendenti che hanno avuto serie ripercussioni economiche a causa della pandemia. A dimostrazione del difficile periodo che stiamo vivendo possiamo dire che l’indice di morosità è passato dal 7% del 2019 al 13% del 2020 per un importo di oltre 60mila euro. Per far fronte a questa problematica è arrivato un sostegno da parte del fondo diocesano «Il Buon samaritano» creato per aiutare le persone messe in difficoltà dalla pandemia e anche dal progetto solidale promosso dal Comune insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. «Il Covid ha reso evidente il fenomeno del costante impoverimento dei lavoratori e questo si ripercuote sulle dinamiche familiari e anche sul mondo dell’abitare – osserva Pieraccini –; i dipendenti in cassa integrazione hanno avuto non solo una perdita retributiva del 33%, ma anche il disagio abitativo che ormai non riguarda solo le fasce emarginate della popolazione ed ha sempre di più i caratteri e il volto del lavoro dipendente».
I progetti per il futuro. Le esigenze sociali cambiano e con esse anche i bisogni alloggiativi. Così il Casolare, fedele alla propria missione, sta pensando a un progetto di co-housing. L’intento è quello di offrire l’opportunità di una abitazione a persone sole con pensione minima, mettendo loro a disposizione un ambiente grande nel quale ognuno abbia una camera con bagno, mentre la cucina e il soggiorno in uno spazio comune. Tutto a prezzi calmierati. Per il momento la soluzione è pensata per soli uomini, il prossimo obiettivo è una casa per donne sole o con figli piccoli non in grado di sostenere affitti di mercato.
Un riconoscimento ancora da avere. Nel 2019 il Casolare è stato riconosciuto dalla Regione Toscana come «Agenzia casa sociale», in base alla legge regionale 13 del 2015. A livello toscano queste agenzie sono tre, oltre a quella pratese ci sono Casa Insieme dei Comuni della Valdera e il Consorzio Fabrica di Firenze. Secondo la legge queste realtà hanno diritto a contributi economici in forza del loro valore sociale per soddisfare le numerose richieste di persone della fascia a rischio per il pagamento dei canoni di affitto.