26 Febbraio 2021

“Toscana terra di investimento delle mafie”: nel 2020 emesse 35 interdittive, 4 nei soli primi due mesi dell’anno


Si è svolto ieri, nell’ambito del coordinamento regionale di Avviso Pubblico, la rete degli enti locali antimafia, un incontro online dal titolo “Mafie e Covid: focus sulla Toscana”.

All’incontro, dopo i saluti istituzionali della Coordinatrice regionale di Avviso Pubblico, Ilaria Santi, assessore del Comune di Prato, che ha sottolineato l’impegno di Avviso Pubblico in Toscana – dove conta 48 enti soci tra cui la Regione – è intervenuto il Capo centro DIA di Firenze, Francesco Nannucci, il quale ha fatto il punto sulla situazione attuale delle mafie in Toscana, a partire dalla Relazione semestrale della DIA diffusa qualche giorno fa.

La Toscana è un luogo di investimento delle mafie – ha evidenziato Nannucci – Le mafie in questo territorio ci sono, sono ben presenti, si mimetizzano ed entrano in maniera silente, investendo capitali, in gran parte nell’economia legale attraverso canali leciti. Dal 1° gennaio 2020 in Toscana sono state emesse 35 interdittive antimafia e nei primi mesi del 2021 ne sono già state emesse 4. Queste rappresentano un parametro molto importante per analizzare la presenza mafiosa in Toscana”.

“Un dato inquietante che abbiamo acquisito recentemente è emerso proprio dall’incrocio dei dati delle interdittive antimafia con le società che avevano fatto accesso ai finanziamenti Sace – ha continuato il Capo centro DIA di Firenze – Incrociando questi dati abbiamo trovato società interdette, che quindi non potrebbero accedere ai finanziamenti Sace, che invece avevano fatto richiesta di finanziamento e qualche società lo ha pure ottenuto, perché sotto una certa soglia non è obbligatorio presentare la certificazione antimafia. Questa è una enorme lacuna che va colmata dal punto di vista legislativo”.

A seguire il professor Alberto Vannucci, docente dell’Università di Pisa e curatore del “Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana”, ha evidenziato come “in Toscana ci sono segnali evidenti di una criminalità economica diffusa – ha concluso il professor Vannucci – La nostra regione ha, tra l’altro, la provincia, quella di Prato, con la più alta percentuale rispetto alla popolazione di reati di riciclaggio. La mafia entra quindi all’interno di questi circuiti, fungendo da collante e offrendo servizi di vario tipo e purtroppo le categorie dei professionisti hanno ancora troppa poca sensibilità su questi temi”.

A chiudere l’incontro l’intervento dell’assessore alla Legalità della Regione Toscana Stefano Ciuoffo, il quale ha lanciato un allarme. “Non dobbiamo banalizzare questo fenomeno e pensare che non ci riguarda. Per liberarsi delle mafie nel nostro Paese ci vorrà ancora molto tempo perché il contagio dell’illegalità sta facendo morire le imprese sane del nostro territorio, immettendo nel sistema concorrenza sleale, intimidazione, usura, illegalità diffusa, sfruttamento, penetrando trasversalmente e trovando nel nostro territorio comunità, come quella cinese, albanese, rumena, con le quali fare affari”.

“Il nostro impegno come amministratori locali dev’essere quindi quello che stiamo facendo oggi, ovvero cercare di approfondire, monitorare e condividere una lettura del territorio – ha concluso l’assessore Ciuoffo – Bisogna incentivare i cittadini e gli imprenditori a segnalare e dobbiamo sempre di più collaborare con gli ordini professionali, che devono fare la loro parte ed essere anche loro sentinelle della legalità”.