Sono 1.051 aziende cessate nel terziario nel 2020 nella provincia di Prato, il 47% delle cessazioni totali registrate sul territorio. È questo l’indice più allarmante che emerge dall’analisi di Confcommercio sui dati Movimprese di fine anno, i quali mettono in ombra le 687 nuove aperture nei settori del commercio, del turismo e dei servizi. A soffrire di più, come prevedibile, le attività dei servizi di ristorazione che perdono 104 aziende contro solo 23 nuove aperture. E non va meglio ai negozi del commercio al dettaglio con 213 chiusure e 119 nuove iscrizioni in Camera di Commercio. Ciò si traduce in migliaia di posti di lavoro persi e altrettanti in pericolo nei prossimi mesi.
“È una fotografia purtroppo annunciata quella che si legge guardando i dati di bilancio del 2020 per i nostri settori – afferma Confcommercio nella sua nota -. Le conseguenze della pandemia sono ogni giorno più tangibili sul nostro tessuto economico e sociale, soprattutto per quelle attività del terziario che più di altre sono state colpite da chiusure obbligate, limitazioni orarie, norme stringenti anti-contagio. Pensiamo ai bar, ai locali, ai ristoranti ma anche all’intera filiera degli eventi, a quella della moda, del turismo, ai professionisti. Non ci facciamo illusioni, il 2021 sarà un anno in salita – prosegue Confcommercio -. La ricaduta dell’emergenza accompagnata dall’insufficienza di sostegni per le imprese continuerà a farsi sentire in modo ancora più chiaro. Non possiamo permetterci ulteriori perdite che provocherebbero ferite indelebili al nostro territorio. Servono azioni rapide per mettere in campo aiuti concreti che seguono progettualità orientate a mettere in sicurezza il mondo imprenditoriale”.
Per questo Confcommercio chiede “responsabilità alle Istituzioni, a ogni loro livello: basta misure assistenziali, basta burocrazia, basta tempistiche che non tengono conto dei ritmi del fare impresa. Le pmi del terziario costituiscono il 52% del totale delle attività economiche attive in provincia, necessitano attenzione. Chiediamo quindi indennizzi reali per le imprese – non come i cosiddetti ristori che non sono riusciti a sopperire se non in minima parte alle perdite subite – ma anche contributi a fondo perduto, sgravi sulla tassazione e sui costi fissi. Ma soprattutto è necessario un piano per ricostruire la ripartenza. Le attività – conclude Confcommercio – hanno dimostrato responsabilità e si sono fatte trovare pronte di fronte ad ogni sfida. Adesso è necessario che le Istituzioni facciano la propria parte per salvare uno dei nostri patrimoni più preziosi e caratterizzanti: le imprese.”