18 Febbraio 2021

Comune unico della Valbisenzio, depositata la proposta di legge di iniziativa popolare


Una proposta di legge di iniziativa popolare per fondere i comuni di Vaiano, Vernio e Cantagallo e istituire il comune unico della Val di Bisenzio. Il documento è stato presentato alla Regione Toscana dai consiglieri di opposizione Gualberto Seri (Lista Vaianesi), Lorenzo Santi (La Città per Noi Cantagallo) e Francesca Storai (SiAmo Vernio). L’obiettivo dei firmatari è quello di arrivare alla primavera del 2022 ad un referendum consultivo, senza quorum, per proporre la fusione dei tre comuni valbisentini. Per arrivare ad un referendum, dopo il vaglio formale entro i prossimi 30 giorni da parte della Regione, occorrerà raccogliere nei tre comuni un numero di firme che varia dal 15 al 25% della popolazione di ciascun Comune, in base al numero dei cittadini.

L’ipotesi di fusione tra i comuni valbisentini fu già sottoposta agli abitanti nel gennaio 2014, quando Vaiano e Cantagallo (rispettivamente con il 68,62% e l’87,67%) dissero sì, mentre a Vernio il 60,67% si espresse in maniera contraria.

“L’esito negativo di detto Referendum del 2014 – scrivono i firmatari nel preambolo alla proposta di legge – affonda le proprie radici in vari fattori: in primo luogo l’esigua partecipazione popolare, derivante da una errata esplicazione dei vantaggi, sia amministrativi, di sviluppo ed economici, che si sarebbero ottenuti con la riunificazione dei tre comuni. Un secondo aspetto rilevante fu la convinzione da parte dell’elettorato che la precedente proposta non rispondesse alle reali esigenze dei cittadini in merito alla sorte dei tre singoli comuni di appartenenza, ed alla presunta perdita di quelle specificità locali, che la presente proposta di Legge tende a valorizzare”.
Numerosi i benefici che i promotori del Comune unico della Val di Bisenzio prospettano: maggior peso politico, grazie a 19.200 residenti (secondo per popolazione nella provincia pratese, dopo il capoluogo, e primo per estensione territoriale, ricoprendo il 52% del territorio provinciale); governance unitaria del territorio, pianificazione univoca, ammodernamento della struttura amministrativa e maggiori risorse e contributi a disposizione, grazie a fondi statali e incentivi alle fusioni.

“La possibilità di operare come un’unica grossa realtà anzichè come piccoli paesi – scrivono Gualberto Seri, Francesca Storai e Lorenzo Santi – permetterebbe di usufruire di una innumerevole serie di vantaggi ed incentivi gia presenti nella Legge 56/2014. In particolare, vengono previsti da parte dello Stato: trasferimenti per 10 anni di un importo pari al 40% dei trasferimenti erariali nel 2010; attribuzione di una quota del Fondo di Solidarietà riservata ai Comuni Costituiti; minori vincoli nell’assunzione di personale; esclusione per tre anni dall’applicazione delle regole in materia di acquisizione di lavori, beni e servizi; contributo della Regione Toscana, 250.000 € per ogni Comune originario, per 5 anni”.
Sul fronte dei “costi della politica”, si passerebbe dagli attuali 3 sindaci, 12 assessori e 36 consiglieri presenti nei tre comuni, ad un sindaco, 5 assessori e 16 consiglieri comunali nel Comune unico.

La proposta di legge per l’istituzione del Comune della Val di Bisenzio prevede il mantenimento di tutto il personale in servizio, di stanza nelle municipalità ubicate nelle attuali case comunali. Al fine di “preservare e valorizzare l’identità storica e culturale delle comunità originarie e di realizzare decentramenti di funzioni” viene prevista l’istituzione di un Municipio per ciascun Comune estinto, il cui funzionamento sarebbe affidato ad un Prosindaco e ad un massimo da 3 a 5 Consultori, eletti fra i residenti dei tre comuni, i quali tutti svolgano il proprio compito a titolo gratuito.
Nelle intenzioni dei promotori, il Comune unico, grazie a maggiori fondi da investire per lo sviluppo locale, potrebbe meglio intervenire sul fronte delle infrastrutture e per favorire l’insediamento di attività economiche, in un territorio, quello della Vallata, che negli ultimi 20 anni ha perso 174 aziende e circa 1700 posti di lavoro.