Cisterna pericolante, prime code per la chiusura di via Cavour: problemi per la messa in sicurezza del manufatto


Prime code legate alla chiusura di via Cavour per chi giunge da via Carradori. Il provvedimento, con deviazioni su via dell’Abbaco fino a via Compagnetto da Prato e Via Niccolò Tommaseo, è scattato nel tardo pomeriggio di ieri a causa del pericolo rappresentato dalla cisterna dell’ex fabbrica Lucchesi, da cui era stato segnalato il distacco di alcuni detriti. Il sopralluogo di vigili del fuoco e dei tecnici comunali ha evidenziato possibili criticità statiche. Ne è conseguita la chiusura del tratto di via Cavour, che è stata interdetta a pedoni e veicoli. L’ordinanza comunale che regola la viabilità alternativa è valida per un mese, fino al 3 marzo. Un’altra ordinanza, a cura degli uffici tecnici del Comune di Prato, sarà rivolta ai propretari dell’ex fabbrica Lucchesi per la messa in sicurezza del manufatto, un serbatoio in cemento armato, alto circa 15 metri, che sbuca dal capannone privo di tetto a ridosso delle mura.
Il provvedimento non ha avuto conseguenze sulla demolizione del vecchio ospedale. I lavori oggi sono proseguiti e Massimiliano Donzelli, socio della Daf, esclude che il cantiere possa aver aggravato il dissesto della cisterna: “Proprio lì dietro, abbiamo una centralina che rileva in continuo le vibrazioni indotte dai lavori sulle mura e che invia messaggi tempestivi in caso di vibrazioni anomale, che non ci sono mai state”.

Il problema della cisterna non sarà di facile risoluzione: il capannone ex Lucchesi è tra quelli per i quali il Comune di Prato, nel nuovo piano operativo, ha previsto l’acquisizione con lo strumento della perequazione, in cambio della cessione ai privati di un’altra area edificabile, a destinazione produttiva. Nel piano operativo è previsto che l’immobile ex Lucchesi, prima della cessione al Comune, sia però soggetto a manutenzione straordinaria con il mantenimento della cisterna o la sua sostituzione con un’opera d’arte che abbia equivalente valore simbolico e altezza.
Le condizioni economiche dell’operazione e la valutazione delle aree non sono però ritenute congrue dall’attuale proprietà, che adesso dovrà decidere come intervenire sulla cisterna, sobbarcandosi ulteriori oneri. Sia la demolizione con eventuale “sostituzione” simbolica, che l’adeguamento strutturale presentano costi ingenti, superiori ai 200 mila euro.

Dario Zona