“Ritengo giusto che tanti cittadini si preoccupino del fatto che le istituzioni che li rappresentano mantengano il più alto grado di trasparenza e di correttezza, in particolare chi, come me, ha l’onore e l’onere di presiedere una commissione consiliare deve garantire ad ognuno dei propri componenti il diritto di esprimere il proprio pensiero senza condizionamento alcuno. Ed è quello che in questo primo anno e mezzo di mandato amministrativo mi sono sempre sforzata di fare, anche durante la commissione di venerdì scorso, quella in cui il consigliere Marco Curcio ha ritenuto di aver subito una mia, grave censura”. Esordisce così la consigliera della lista civica di Biffoni Rosanna Sciumbata, a proposito del contrasto con il consigliere leghista Marco Curcio durante una delle ultime sedute della commissione 5, presieduta dalla stessa Sciumbata.
“Nessuna censura è stata applicata – afferma Sciumbata -. Lo stesso Curcio ha preso la parola, immediatamente dopo il responsabile della RSA, avendo tutto il tempo di esprimere le sue proposte, che non ha mai espresso”. La presidente della commissione 5 Sciumbata sostiene che “Curcio sosteneva il suo diritto a parlare prima degli altri, addirittura prima dei responsabili del S. Caterina, pretendendo l’applicazione di quella parte di regolamento che, secondo lui, avrebbe consentito di integrare l’ordine del giorno di una commissione. Si tratta solamente frutto di una sua errata interpretazione”. In realtà il regolamento non specifica i limiti temporali entro cui un commissario può integrare l’ordine del giorno di una commissione; per questo il presidente del consiglio comunale Gabriele Alberti, come ci ha spiegato al telefono, è dovuto intervenire fornendo un’interpretazione del regolamento stesso nella parte relativa al funzionamento delle commissioni.
“Il consigliere Curcio ha di fatto interrotto i lavori di una commissione – continua Rosanna Sciumbata -, senza che nessun parametro regolamentare lo supportasse, ha mancato di rispetto, non alla mia persona chiamandomi “signora” piuttosto che “Presidente”, ma all’istituzione che rappresento quando svolgo quella funzione, per queste ragioni mi riservo di valutare azioni legali volte a tutelare sia la mia immagine sia quella dell’istituzione”, conclude la presidente di commissione.
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