“Le Istituzioni continuano a rispondere in modo inefficiente all’emergenza sanitaria e le ultime decisioni prese ne sono l’ennesima conferma”. È dura la posizione di Confcommercio Pistoia e Prato che non ha cambiato la propria posizione rispetto allo scorso Aprile, quando chiedeva al Governo – su tutti i suoi livelli – di individuare e adottare misure in grado di consentire alle imprese del commercio e del turismo di restare aperte.
“Il terziario è un settore fondamentale per l’economia dei nostri territori e dell’intera Toscana, che ne caratterizza la stessa identità. Eppure l’unico modo in cui fin dall’inizio il Governo ha saputo affrontare la diffusione dei contagi – anche sul piano regionale – è stato attraverso crescenti chiusure che vanno a colpire prima di tutto, questo settore. Proprio come se le sue attività fossero acceleratori o colpevoli della diffusione del virus.
È un atteggiamento a dir poco inaccettabile. E lo è ancora di più a fronte di mesi in cui niente è stato fatto per prepararsi a una prevista ‘seconda ondata’, soprattutto dal punto di vista del sistema sanitario”.
Confcommercio Pistoia e Prato accusa di inefficienze nella gestione del Covid, oltre al Governo, anche la Regione Toscana. “Ci dispiace constatare che sotto questo punto di vista il Governo ha fallito, a partire in primis dalla nostra Regione. Ci siamo a lungo fatti vanto di come la nostra struttura sanitaria sia stata in grado di affrontare la pandemia nei mesi passati, ma oggi i fatti parlano di tutt’altra situazione.
A soli 5 giorni di distanza dall’ultima Ordinanza del Ministro della Sanità, passiamo da zona Gialla a zona Arancione con un indice RT paritario ad altre regioni italiane – come il Veneto e l’Emilia Romagna – che negli scorsi mesi sono state colpite in modo assai più dal virus ma che oggi restano ‘gialle’.
Questo accade perché il nostro sistema sanitario non riesce a reggere la pressione sugli ospedali che non sono stati adattati a fronteggiare un nuovo stato di allarme. E, allo stesso tempo, ci troviamo di nuovo in questa situazione perché non viene svolto un vero e proprio tracciamento dei contagi che, come abbiamo visto in altri Paesi europei e non solo, è determinante nella lotta al virus.
Dopo lo shock subito in primavera, le paure e l’incertezza che ci siamo trovati a vivere, dovevamo ad ogni costo farci trovare pronti. Gli imprenditori lo hanno fatto, rispettando normative sempre nuove, adattando le proprie attività in tempi brevissimi, stringendo i denti e non smettendo mai di credere nel proprio lavoro.
Il Governo, invece, no”.
“Eppure – continua l’associazione – l’unico segnale che abbiamo in cambio è la chiusura delle nostre imprese, cuore pulsante dell’economia del territorio e della stessa identità delle città. Chiusure che vengono accompagnate da ristori assolutamente inadeguati e che arrivano alle aziende – o per lo meno, a una parte di queste – attraverso meccanismi del tutto inefficienti senza permettere agli imprenditori di poter avere la certezza di riaprire una volta che il pericolo sanitario sarà tenuto sotto controllo. A spaventare di più è la miopia che le istituzioni dimostrano di avere nella gestione delle differenti filiere, non riuscendo a individuare i rami più danneggiati né tantomeno a metterli in sicurezza. In questo modo, non solo è a rischio la sopravvivenza di interi comparti, ma vengono danneggiati interi settori.
Torniamo a chiedere ancora una volta responsabilità a chi dovrebbe svolgere un ruolo di guida per l’intera economia. L’attuale gestione dell’emergenza sta mettendo a dura prova i nostri settori e non ci possiamo permettere di vedere il Governo inerme di fronte a questo”.