In Val di Bisenzio scatta l’operazione salvaguardia del pomodoro Borsa di montone: appello ad agricoltori e appassionati per il recupero della coltivazione
Al via l’operazione salvaguardia del pomodoro Borsa di Montone, varietà iscritta all’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare come risorsa genetica locale a rischio di estinzione. A presentare questa mattina l’iniziativa di salvaguardia e valorizzazione, a Villa Guicciardini di Usella, sono stati Elisa Fabbri, assessore all’Ambiente e Sostenibilità del Comune di Cantagallo, Luisa Peris, fiduciaria della Condotta Slow Food di Prato, Simone Rossini ed Emilio La Corte, coltivatori-custodi locali impegnati con determinazione nella salvaguardia della varietà (nel corso della stagione ne hanno coltivati 1500 esemplari) e Luca Mori della Regione Toscana. Tutti insieme hanno lanciato un appello al recupero della coltivazione da parte degli agricoltori e degli appassionati di orti della Val di Bisenzio.
Il Borsa di montone – varietà antesignana del Canestrino – rischiava di scomparire ed essere del tutto dimenticato, a coltivarlo erano rimasti solo pochissimi anziani appassionati. Tutto è partito dagli orti di due di loro: Amerigo e Ademaro. Negli ultimi cinque anni i produttori- custodi hanno recuperato e intensificato la coltivazione di questa varietà in agriturismo, proponendola ai loro ospiti.
Questa particolarissima varietà di pomodoro, coltivata nella Valbisenzio fin dal Dopoguerra, è stata recentemente iscritta anche nel Repertorio regionale delle specie erbacee della Regione Toscana con indicazione della Valbisenzio come zona tipica di produzione. Si ipotizza – ma non ci sono conferme – che i semi del Borsa di montone siano arrivati dalla Francia nell’immediato dopoguerra. Negli anni Settanta e Ottanta in Valbisenzio se ne coltivavano migliaia di piantine, vendute anche dall’agraria locale, che effettuava poi anche la commercializzazione dei pomodori. Era molto diffuso e conosciuto, coltivato da diverse famiglie valbisentine, che ne ricordano ancora il nome. Purtroppo per le note dinamiche commerciali, la varietà è stata penalizzata e soppiantata da altri ibridi, più resistenti e performanti e dai frutti meno deperibili. Solamente alcuni amatori ne hanno continuato la coltivazione, conservando di anno in anno i preziosi semi. Fino ad oggi.
Grazie al lavoro del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Pisa è stato possibile definirne le caratteristiche morfologiche, escludendo l’esistenza della varietà con altro nome o di altre varietà simili a questa. Si è rinvenuta soltanto la testimonianza di una tesi di Laurea del 2017 dell’Università di Firenze sul pomodoro chiamato “rugginoso” del Valdarno, coltivato negli anni Ottanta in alcuni orti, del quale però non si riusciva a rintracciare l’origine. Ora sappiamo che si tratta dello stesso pomodoro, fuoriuscito dalla Valbisenzio.
Il Borsa di montone è’ un pomodoro dalla buccia molto fine, con polpa carnosa e poco acquosa, particolarmente saporito. La forma è irregolare, abbastanza simile alla varietà Canestrino. Le striature biancastre lo rendono peculiare ed immediatamente riconoscibile, facendolo sembrare un pomodoro “malato”. Il sapore è ottimo, tuttavia la scarsa serbevolezza ne rende difficile la conservazione per più giorni, aspetto che ne ha ostacolato sicuramente la diffusione commerciale.
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