«Sharon è arrivata a casa nostra quando aveva poco più di un anno. Io e mia moglie conoscevamo la mamma, che si era rivolta a noi per chiedere un aiuto in quanto aveva delle difficoltà. La piccola stava quindi con noi ogni tanto, in maniera informale, poi abbiamo avviato un percorso con i servizi sociali, i quali hanno deciso di procedere con l’affido residenziale. Dopo poco ci è stata chiesta la disponibilità di prendere in affidamento anche Dario, il fratello maggiore. Richiesta che abbiamo subito accolto. Quattro anni fa è nato Filippo, figlio biologico mio e di mia moglie Laura. A breve la famiglia si allargherà nuovamente: abbiamo adottato un bimbo del Burkina Faso».
A parlare è Gabriele Alberti, presidente del Consiglio comunale di Prato e impiegato alla Pubblica assistenza l’Avvenire di Prato nel settore sociosanitario. La storia della sua famiglia «allargata» è stata raccontata sull’ultimo numero di Toscana Oggi – La Voce di Prato.
Gabriele e Laura sono sposati da 13 anni, hanno tre figli, di cui due in affido familiare sine die, ossia fino alla maggiore età, ed entro la fine dell’anno andranno in Africa a prendere il loro quarto figlio. Perché raccontiamo la storia di Alberti e della sua famiglia? Perché da dieci anni l’amministrazione comunale dedica il mese di ottobre alla promozione della pratica dell’affidamento familiare. Un impegno che ha consentito di ridurre in maniera considerevole il numero di ragazzi affidati alle comunità, integrandoli all’interno di un ambiente familiare, capace così di rispondere in maniera più efficace ai loro bisogni.
Nel caso della famiglia Alberti l’affidamento è residenziale e durerà fino alla maggiore età di Dario e Sharon, che hanno 14 e 10 anni. «L’affido è diverso dall’adozione – ha precisato Alberti -. Conosciamo la mamma di Sharon e Dario, con la quale abbiamo un rapporto di fiducia ben strutturato. I ragazzi la vedono e la sentono sempre. Avere in affido un ragazzo vuol dire metterlo nelle condizioni di vivere una vita normale, mantenendo sempre la rete familiare unita.
Poi, quattro anni fa la sorpresa, l’arrivo di Filippo, «Dario e Sharon hanno vissuto il suo arrivo con trepidante attesa, così come ora tutti e tre non vedono l’ora di conoscere il nuovo fratellino che, covid permettendo, andremo a prendere in Burkina Faso a fine anno». Sì perché nel frattempo Gabriele e Laura avevano fatto domanda di adozione, «quando lo scorso anno ci è arrivata la telefonata che la nostra richiesta era stata accettata non ce la siamo certo sentiti di tornare indietro. Lo aspettiamo con gioia», ha proseguito Alberti, sottolineando però le differenze tra adozione nazionale ed internazionale. «Quella nazionale è davvero un calvario dal punto di vista burocratico ed emozionale per le famiglie. Quella internazionale ha dei costi che non tutti possono sostenere. La voglia di genitorialità non può essere interrotta dalla troppa burocrazia, il sistema va uniformato».
Tornando all’affido, Prato su questo fronte ha uno dei centri affidi più all’avanguardia d’Italia, «in città si fa tanto su questo fronte da anni, i nostri servizi funzionano bene, ma vanno tutelati. Dobbiamo sostenere tutti il nostro Centro affidi». Qualche numero, sono 130 i minori attualmente in affido. Lo scorso anno sono stati attivati 19 affidamenti, nel 2020 è stata fatta richiesta di affidamento per 43 ragazzi. Sul fronte dei nuclei affidatari, quelli con progetto intrafamiliare attivo sono 31; con progetto eterofamiliare sono invece 84, 69 dei quali con progetti attivi e 15 in attesa di abbinamento.