16 Settembre 2020

Disservizi sanità, Toscana a Sinistra punta il dito contro la legge Saccardi


“I disservizi sanitari? Colpa della legge Saccardi”. A sostenerlo è Tommaso Chiti, candidato consigliere regionale per Toscana a Sinistra. “Nei giorni scorsi avevamo già segnalato i disservizi e le attese estenuanti da parte degli utenti del CUP. Basta recarsi ad un distretto territoriale per vedere code che aggirano gli stessi edifici, per non parlare delle giornate perse a telefono aspettando il proprio turno come una lotteria. Questo scempio – aggiunge Chiti – deriva dagli effetti dell’accorpamento delle ASL in un’unica area vasta, come quella della Toscana centro, la più grande di tutta Italia, che insiste su un territorio di 1,6milioni di abitanti. Inoltre le categorie sensibili, come anziani, ipovedenti e portatori di handicap hanno difficoltà all’utilizzo del CUP online e malgrado questa necessità, anche le RSA che prima sopperivano a questo bisogno con un operatore addetto, ora ne sono sprovviste”.

Chiti punta il dito anche contro quelle che definisce “le alchimie telematiche proposte da Ciolini” che per l’esponente di Toscana a Sinistra “sono soltanto un mero palliativo rispetto ai danni sempre più evidenti apportati alla sanità toscana dalla cosiddetta riforma “Saccardi”, che lo stesso candidato pratese del PD ha votato e sostenuto più volte, finendo per accorpare le ASL e ridimensionarle dalle 12 unità precedenti alle 3 attuali”.
“Anche questo tipo di servizio – prosegue Chiti – è stato infatti accentrato ed esternalizzato a call center privati; e trovo francamente riprovevole che si prendano in giro così le persone, proponendo cioè di risolvere problemi creati dagli stessi che li hanno decisi. Come Toscana a Sinistra nel 2015 avevamo promosso un referendum abrogativo della legge regionale n.28, che poi è stata manomessa, onde evitare che le cittadine ed i cittadini toscani potessero intaccare i rapporti di potere fra la Giunta Rossi e le aziende interessate a questo settore. Una parte consistente poi, legata alla progressiva esternalizzazione è anche il privato sociale, divenuto così influente, che a Prato finora ha bloccato anche la realizzazione di una centrale di secondo livello”.