Congelare l’assegnazione delle cattedre per le supplenze, oltre 1000 a Prato, per consentire la verifica dei punteggi in graduatoria e la convocazione in presenza dei candidati, come avvenuto in altre province toscane e come sempre avvenuto gli anni scorsi. È la richiesta del Coordinamento dei docenti precari, una cui delegazione è stata ricevuta oggi dal prefetto di Prato e dal prefetto di Pistoia. A due giorni dall’inizio delle lezioni, i precari ancora non conoscono la scuola dove lunedi saranno chiamati a prendere servizio. I presidi hanno già stilato gli orari per la prossima settimana e in molti istituti le lezioni partiranno con un orario ridotto, di 2 o 3 ore al giorno, proprio perchè a mancare saranno i docenti delle supplenze annuali, che in alcuni istituti rappresentano oltre la metà del corpo docente. Alle 18,20 di oggi l’ufficio scolastico provinciale ha pubblicato sul proprio sito le prime cattedre assegnate, per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno in prima e seconda fascia per scuola dell’infanzia e scuola primaria.
“Abbiamo chiesto che i prefetti, in coerenza con le loro competenze – afferma il portavoce Andrea Puggelli – possano attivarsi per favorire una mediazione in extrems convocando un tavolo urgentissimo tra l’Ufficio scolastico provinciale e i dirigenti scolastici della Provincia di Prato, perchè è evidente che la situazione attuale, senza un intervento trasparente di correzione dei punteggi sbagliati e senza le convocazioni in presenza, porterà ad un’ondata di ricorsi e ad una richiesta di verifica immediata alle segreterie scolastiche, prima di firmare i contratti, intasando tutte le segreterie, già da lunedi, primo giorno di scuola”. Peraltro, la prima settimana di scuola sarà una settimana corta, fino a giovedi, per le operazioni di allestimento dei seggi elettorali.
I docenti precari sottolineano che la loro richiesta è mossa dalla necessità di assicurare ai ragazzi la continuità didattica, soprattutto per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno, al costo di prendere servizio con una settimana o dieci giorni di ritardo, con la conseguente riduzione del loro stipendio.