14 Luglio 2020

Nicolosi lancia l’allarme: “Patto lavoro sicuro in scadenza”. Mangani e Bugetti: “Chiederemo di dare continuità alla Regione”


“Il piano lavoro sicuro della Regione Toscana si concluderà, salvo modifiche, il 31 dicembre di quest’anno: tutto ciò che sta funzionando, dai controlli nelle aziende per la sicurezza nei luoghi di lavoro, all’apporto del personale qui distaccato è dunque prossimo alla scadenza. Speriamo che si possa proseguire in questa esperienza; altrimenti saremmo in grossa difficoltà”. Lo ha affermato il procuratore Giuseppe Nicolosi, ieri, a margine della presentazione del protocollo siglato con i sindacati per favorire le denunce delle vittime di grave sfruttamento lavorativo. Nicolosi ha riconosciuto l’efficacia del sistema dei controlli coordinati dalla Asl e ha auspicato una prosecuzione del patto Lavoro sicuro.

Dopo la presa di posizione del procuratore, sulla questione interviene l’assessore all’immigrazione Simone Mangani: il Comune – fa sapere Mangani – chiederà al prossimo presidente della Regione Toscana di dare continuità  all’accordo in scadenza al 31 dicembre, “senza timore di rivedere le modalità di azione, come fatto più volte in passato, per adeguarle alle esigenze attuali”. Secondo Mangani “l’esperienza del patto Lavoro sicuro non è certo conclusa, sono stati fatti passi avanti ma la strada è ancora lunga”.

“A tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale, stiamo lavorando concretamente affinché si possa combattere efficacemente lo sfruttamento lavorativo – ricorda Mangani -. Nel nostro Comune dal 2018, grazie al protocollo con la Procura, abbiamo attivato lo sportello per la denuncia dello sfruttamento lavorativo, un servizio che sta portando a risultati importanti, pur con numeri che certamente possono crescere”.

I lavoratori stranieri che denunciano lo sfruttamento lavorativo hanno bisogno di sostegno, ad ogni livello ed infatti Mangani plaude anche alle recenti novità: “Un passo importante per poter intervenire contro ogni forma di illegalità a cui si aggiunge il protocollo stilato dai sindacati confederali con la Procura ed il lavoro immane del Ministro Lamorgese per superare le disposizioni ideologiche e inefficienti del governo precedente – ribadisce Mangani  -. A livello territoriale credo sia importante lavorare tutti in sinergia per fare fronte comune. Auspico pertanto un solo strumento formale, un solo accordo, per contrastare un fenomeno che lede i diritti delle persone, dei lavoratori e delle imprese”.

Sulle preoccupazioni espresse dal procuratore di Prato Nicolosi, interviene anche la consigliera regionale del Pd Ilaria Bugetti: «Il Progetto Lavoro Sicuro, nato nel 2014 a seguito delle ormai note vicende della ditta Teresa Moda, ha garantito fino ad oggi un lavoro straordinario di controlli e azioni con cui la Regione Toscana ha deciso di contrastare in maniera netta e decisa quell’illegalità che non garantisce ai lavoratori i diritti più elementari» premette Bugetti, che afferma: “Per proseguire il prezioso lavoro fatto in questi anni e continuare la marcia verso la cultura della legalità, bisogna metterci risorse. Sono convinta che si debba andare in questa direzione e, se sarò chiamata nuovamente a rappresentare i cittadini toscani in consiglio regionale, mi adopererò perché ciò avvenga anche nel prossimo quinquennio».

Bugetti cita anche altri strumenti normativi assunti per contrastare sfruttamento lavorativo e lavoro sommerso: «Penso alla legge regionale 28 del 2019 che ha come punto di forza forme di collaborazione inter-istituzionale, fondamentali per completare tutto il ciclo di contrasto all’illegalità – prosegue Bugetti – e che consentirebbe anche di rimpinguare gli organici di Procura e Tribunale, altro vulnus del sistema su cui spesso si riflette ma a cui ancora non abbiamo trovato soluzione, tenuto conto anche dell’indice di delittuosità specifico del territorio pratese, secondo in Toscana soltanto a Firenze, con 5.176 reati denunciati ogni 100.000 abitanti».

Bugetti plaude infine al protocollo Procura-sindacati che si propone di facilitare la concessione o il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di giustizia a chi denuncia situazioni di sfruttamento: «Si tratta di un risultato molto significativo – commenta Bugetti – perché la denuncia spesso non era possibile in quanto avrebbe significato la perdita del lavoro e di conseguenza del titolo di soggiorno».