«Nella ripartenza del distretto sarà l’unione a fare la differenza». Lo ha detto la consigliera regionale Pd Ilaria Bugetti a proposito delle prospettive del distretto tessile pratese in seguito all’emergenza coronavirus. Nei giorni scorsi, nel corso di un’intervista a Tv Prato, il presidente della Beste Giovanni Santi aveva lanciato l’appello a trovare forme di aggregazione tra le imprese del distretto tessile di Prato (leggi l’articolo). Un appello che ha raccolto l’interesse e il favore (leggi l’articolo) di diversi imprenditori (leggi l’articolo) e aperto un dibattito in città (leggi l’articolo). Sul tema interviene anche Ilaria Bugetti, vicepresidente della commissione consiliare Sviluppo economico della Regione Toscana.
«Credo che ripensare il distretto come un sistema solidaristico di filiera debba essere il nostro prossimo lavoro – spiega la consigliera –. Un lavoro che sarà lungo e complesso, ma che ora non è più rimandabile. Quella della necessità di creare delle forme di aggregazione che mettano insieme le tante voci e le tante eccellenze del distretto e permettano ad esso di agire in maniera compatta e coesa è un’idea che sostengo da molto tempo – ricorda Bugetti –. Già 5 anni fa avevo portato la questione all’attenzione della Regione Toscana, sollecitando la pubblicazione di alcuni bandi per incentivare l’aggregazione che l’ente aveva prospettato tempo addietro ma il cui iter si era poi interrotto. Un filo rosso questo che va ripreso con decisione, perché quella che prima dell’emergenza coronavirus era un’idea di sviluppo adesso è una necessità. Lo confermano le affermazioni di diversi imprenditori pratesi dei giorni scorsi che puntano proprio in questa direzione: quella della consapevolezza che se non si sta insieme non si va da nessuna parte».
«Non sarà possibile pensare il distretto come era prima, tornando indietro nel tempo. Il cambiamento dei paradigmi dell’economia mondiale e le diminuzioni dei fatturati (almeno in questa fase di emergenza) non ce lo consentiranno – afferma la consigliera –. A questo proposito è nostro dovere raccogliere il grido d’allarme lanciato anche dalle associazioni di categoria, Cna, Confartigianato e Confindustria. Molti imprenditori dovranno rivedere il loro modo di fare impresa. Ma potremmo anche essere migliori, cavalcando l’onda del cambiamento e dandoci la mano per unire le forze e valorizzare quel patrimonio di eccellenze, anche quelle più piccole, che tutto il mondo ci invidia».
«Il ruolo che la Regione Toscana potrà giocare in questa partita sarà quello di sostenere e incentivare dal punto di vista burocratico ed economico queste aggregazioni – spiega Bugetti –. Anche attraverso il “piano Marshall” da 5 miliardi di euro l’anno per 5 anni che il presidente Rossi sta mettendo a punto per far ripartire la Toscana. Si dovrà parlare anche di formazione e ricerca. Ma penso anche ad incentivi per premiare chi acquista i prodotti della filiera pratese, senza cercare all’estero».
«C’è poi la grande incognita della banche – afferma la consigliera –, una sfida che non è tutta nelle nostre mani ma nella quale ci siamo impegnati con forza. Nonostante gli accordi e la fatica fatta, le banche non hanno fatto quello sforzo che ci aspettavamo facessero. Perciò c’è ancora da lavorare».
«Abbiamo inoltre imparato in questi mesi che pensare all’economia vuol dire anche pensare al sistema sanitario, che in questo frangente sono legati in maniera inscindibile – conclude Bugetti –. Con questo virus dovremo conviverci, perciò dobbiamo pensare anche nel medio e lungo termine. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di una mappatura del virus, attraverso il piano delle “3 T”: testare, tracciare e trattare per individuare ed isolare immediatamente i casi di positività al virus e bloccare così le possibilità di contagio. Per fare ciò abbiamo bisogno di quella rete preziosa e capillare che sono i medici di base, come dimostra l’ordinanza regionale di ieri che affida anche a loro la possibilità di prescrivere i test sierologici: sono loro le nostre sentinelle, il primo punto di contatto tra i nostri cittadini e il sistema sanitario, perciò è fondamentale sostenerli e aiutarli».