Il sindaco risponde al cittadino che aveva denunciato troppi assembramenti: “I controlli ci sono, ma non saranno mai sufficienti: la responsabilità dei singoli è fondamentale”


“Capisco e condivido la sua preoccupazione, ripartire è doveroso ma la responsabilità dei singoli è fondamentale. Una responsabilità che dovrebbe essere spontanea davanti a un’emergenza come quella che tuttora stiamo vivendo (…)”.  E’ l’inizio della lettera del sindaco Matteo Biffoni di risposta a Giuseppe, il babbo dell’infermiera dell’ospedale Santo Stefano, il quale aveva scritto al primo cittadino per chiedere di fare il possibile per far rispettare le regole della Fase 2 ed evitare assembramenti e comportamenti incivili. Ieri avevamo pubblicato la lettera-sfogo del cittadino (leggi l’articolo), inviata anche alla nostra redazione, dopo aver assistito a quello che definiva “lo spettacolo indegno della prima vera passeggiata a Prato dopo 50 giorni di pressoché totale chiusura”, lunedì 4 maggio, tra “gruppi di amici a passeggio sulla ciclabile”, “mascherine indossate a tracolla a mo’ di sciarpa”, ciclisti “uno a fianco all’altro a chiacchiera e senza mascherina” e assembramenti di adolescenti.

Il sindaco Biffoni ha prontamente risposto a Giuseppe ammettendo le difficoltà di dispiegare controlli capillari e ribadendo l’appello alla responsabilità dei pratesi, i cui comportamenti sono stati fondamentali per arginare la diffusione del coronavirus nel nostro territorio nei mesi di marzo e aprile.  “I controlli ci sono e continuano ad esserci – scrive Biffoni – ma non saranno mai sufficienti in una città tanto ampia e con così tanti spazi (e con tanti controlli da fare, dalle persone in quarantena ai mercati, dai luoghi di lavoro al pattugliamento sul territorio). Quindi i controlli si fanno ma è assolutamente necessario che la comunità sia tale e ognuno faccia la propria parte. Per non buttare il grande sforzo fatto fino a oggi, per rispetto a chi lavora sul fronte sanitario della lotta al Coronavirus, per rispetto a tutta la comunità”.

Di seguito il testo integrale della lettera di risposta del sindaco al signor Giuseppe. 

Caro Giuseppe,

innanzitutto grazie per avermi scritto. Capisco e condivido la sua preoccupazione, ripartire è doveroso ma la responsabilità dei singoli è fondamentale. Una responsabilità che dovrebbe essere spontanea davanti a un’emergenza come quella che tuttora stiamo vivendo, perché se la curva dei contagi a Prato e in Toscana è rimasta sotto la media nazionale non è merito del sindaco ma di tutta una comunità: cittadini (assolutamente la maggior parte) e imprese che hanno rispettato le regole, una messa in sicurezza delle strutture ospedaliere sin dall’inizio dell’emergenza, operatori sanitari che hanno lavorato con grande impegno, lo sforzo importante di tutta la rete sociale, del terzo settore, della protezione civile a cui non finiremo mai di dire grazie (ma l’elenco delle persone da ringraziare non sarà mai esaustivo). La nostra comunità ha mostrato responsabilità e coesione in questa prima fase. E mi auguro che altrettanto avvenga nella cosiddetta fase 2. E’ stato doloroso non rivedere i propri familiari per due mesi, ancor di più per molte famiglie è stato un grande dolore non poter dare l’ultimo saluto ai propri cari e, per me sindaco, dover chiudere luoghi come i cimiteri.

La ripartenza segna anche l’avvio della fase più difficile. Da un punto di vista economico, sociale, nell’impegno di non lasciare nessuno da solo consapevoli che le risorse non sono infinite e che saranno fondamentali gli interventi nazionali ed europei. La sua rabbia davanti ad adolescenti irrispettosi delle regole e di ogni comportamento dettato dal buon senso è comprensibile, la stessa che molti mi esprimono vedendo gli anziani – forse ancora meno giustificabili – che fanno “assembramenti”. I controlli ci sono e continuano ad esserci, ma non saranno mai sufficienti in una città tanto ampia e con così tanti spazi (e con tanti controlli da fare, dalle persone in quarantena ai mercati, dai luoghi di lavoro al pattugliamento sul territorio). Quindi i controlli si fanno ma è assolutamente necessario che la comunità sia tale e ognuno faccia la propria parte. Per non buttare il grande sforzo fatto fino a oggi, per rispetto a chi lavora sul fronte sanitario della lotta al Coronavirus, per rispetto a tutta la comunità. Sono convinto che possiamo farcela.

Un abbraccio,

Matteo Biffoni