Da lunedì prossimo all’interno di una tenda montata nel parcheggio privato del Centro Diagnosys, in via Lepanto, sarà possibile effettuare i tamponi a pagamento per verificare l’eventuale positività al coronavirus. L’iniziativa è promossa dai centri “Sistema Salute” e ha un costo di 102 euro a tampone. La notizia ha subito sollevato polemiche in città, nel mondo della politica e sui social, per la cifra richiesta per effettuare il tampone. Costo che da più parti viene ritenuto eccessivo. “I nostri centri da quando è scoppiata la pandemia hanno deciso di restare aperti per garantire le urgenze e anche per dare un segnale di presenza alla comunità – spiega Fabrizio Tempesti, amministratore dei centri Sistema Salute – Durante queste settimane siamo stati interpellati dai medici perché tanti datori di lavoro volevano fare i tamponi ai dipendenti. Così abbiamo attivato una specifica collaborazione con il laboratorio Synlab di Calenzano. Da qui sono iniziate ad arrivare altre richieste e allora abbiamo pensato di estendere il servizio alla cittadinanza”.
In collaborazione con la Croce Rossa è stata allestita l’organizzazione della tenda, sanificabile “per evitare ogni genere di contatti, a parte quello con l’infermiere. Anche i pagamenti e il ritiro dei referti sarà tutto telematico”. Ma è proprio il costo del servizio che ha scatenato le polemiche. “A noi il test costa 80 euro – prosegue Tempesti – A questi dobbiamo aggiungere i 10 euro da dare all’infermiere, 7/8 euro per i dispositivi di protezione, i due euro di marca da bollo e l’offerta da destinare alla Croce Rossa. Noi non ci guadagnamo niente”.
Intanto sono già partite le prenotazioni. Saranno effettuati 15 esami al giorno. Non c’è già più posto fino a dopo Pasqua. “Non mi risulta che esista un iter autorizzativo diverso da quello dell’accreditamento regionale e dell’autorizzazione comunale, che noi già abbiamo a tutti gli effetti – conclude Tempesti – Poi se le istituzioni pubbliche vogliono proporre una collaborazione differente siamo pronti a trovare un accordo”.
La reazioni della politica non si sono fatte attendere. Il sindaco Matteo Biffoni e il consigliere regionale del Pd, Nicola Ciolini chiedono che gli istituti effettuino il servizio in convenzione con l’Asl. “La salute è di tutti, non può essere un bene solo per chi può permetterselo. Per questo ho chiesto alla Regione di attivarsi” dice il sindaco. Dello stesso avviso Ciolini: “In questo momento non ci debbano essere differenze fra chi può e non può pagare. Se ci sono strutture, e ben vengano, in grado di effettuare i tamponi, allora che lo facciano in convenzione con l’Asl. Quindi a carico totale della Regione. Chiederò oggi stesso al consiglio regionale di attivarsi in tal senso”. Poi la consigliera regionale Pd, Ilaria Bugetti: “Dopo l’acquisto programmato da parte della Regione di centinaia di migliaia di tamponi e stick autorizzati – dice – crediamo sia prioritario intercettare chi ha veramente bisogno di tamponi e test e consentire solo in seconda battuta a chi può permetterselo di fare il test in autonomia”. Infine l’intervento di Diego Blasi di Futura: “Anche solo leggere una cosa del genere fa venire i brividi – commenta – Riteniamo che la sanità privata debba mettersi al servizio del paese, evitando di speculare su una tragedia. Si attivi immediatamente la Regione”.
“Gli istituti privati che forniscono tamponi siano convenzionati con la Regione”. A dirlo sono i gruppi di maggioranza in consiglio comunale (Pd, Lista civica Biffoni Sindaco, Demos, Lo Sport per Prato) che in una nota scrivono: “È positivo che ci siano dei centri privati in grado di fornire tamponi alla cittadinanza, ma sia la Regione a dare la risposta al bisogno attuale. Non è accettabile che fino a ora si sia detto che non c’era la possibilità di fare tamponi, mentre scopriamo adesso che alcuni istituti privati li propongono a pagamento.
Non è tollerabile che si facciano test di oltre 100 euro per chi se lo può permettere, mentre vi è una parte della popolazione che non ha i soldi nemmeno per garantirsi i beni di prima necessità – si legge nella nota – È l’Asl che deve organizzarsi per garantire i bisogni attraverso le esigenze delle aziende ospedaliere e dei medici di famiglia, ed è la Regione che deve stabilire una regolamentazione per dare a tutti la medesime opportunità in ambito sanitario e sociale”.
“La speculazione della sanità privata sulla salute dei cittadini con il tampone a pagamento per il coronavirus non è accettabile.
Il principio per cui hai i soldi ti curi se non li hai puoi anche morire è aberrante sempre ma soprattutto in questo momento di gravissima crisi sanitaria” ha aggiunto Rifondazione Comunista.