Il sindaco di Prato Matteo Biffoni ha scritto oggi al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo l’annuncio da parte del Governo della nascita di una task force di esperti. Nella lettera il primo cittadino mostra la necessità di aprire un confronto istituzionale governato e definito, dopo le singole sollecitazioni arrivate dal territorio alla Presidenza del Consiglio, che abbia come obiettivo di mettere le imprese del distretto pratese nelle condizioni di essere pronte alla riapertura non appena la situazione sanitaria lo consentirà. Una lettera che ha lo scopo di avviare un percorso condiviso affinché all’avvio della cosiddetta fase 2 le imprese possano riaprire in sicurezza. “Non parlo di tempi di riapertura, quella è una valutazione che deve essere fatta complessivamente e nel rispetto della salute dei cittadini per non rendere vani i sacrifici fatti fino ad oggi – sottolinea il sindaco Matteo Biffoni -. Quello che si richiede è l’avvio di un’interlocuzione diretta e gestita per una valutazione e definizione dei parametri relativi alla fase di ripartenza del Paese, anche dal punto di vista economico e lavorativo”. Insomma, il distretto pratese, le sue aziende, si faranno già trovare pronte con tutti gli interventi necessari per garantire la ripresa delle attività nella piena sicurezza dei lavoratori confrontandosi con la task force appositamente creata.
Questo il testo integrale della lettera:
Gentile Presidente,
So che avete ben chiaro che in questo periodo, alla grave emergenza sanitaria, si va aggiungendo il rischio di una crisi economica e di tutto il sistema produttivo che mette a rischio posti di lavoro e produzione di reddito. In tal senso va, come appreso dalle parole del Presidente del Consiglio di ieri, sabato 10 aprile, la costituzione di un task force di esperti dedicata alla valutazione e alla definizione dei parametri relativi alla fase di ripartenza del Paese, anche dal punto di vista economico e lavorativo.
Comprendiamo bene e condividiamo la necessità di porre la salute dei cittadini al primo posto. E’ stata e resta, in questo momento, la assoluta priorità di chi ricopre ruoli di Governo a qualsiasi livello.
Nella assoluta volontà e piena consapevolezza di mantenere salda questa priorità, nello stesso tempo sentiamo però l’esigenza di porre ancora una volta all’attenzione Sua, del Governo, della Regione Toscana e della task force appositamente costituita, con cui Le chiediamo di poter avviare quanto prima una interlocuzione, la particolare situazione del distretto tessile di Prato, città che mi onoro di rappresentare. Io stesso che scrivo ho chiesto, dopo lunga e tormentata riflessione, di prendere la decisione poi assunta dal Governo di chiudere le aziende del nostro distretto e a cui, senza alcun tentennamento, tutti si sono adeguati. Il prezzo che, per effetto delle suddette misure di contenimento assunte, sta pagando il sistema produttivo pratese, distretto leader nel settore tessile-abbigliamento, è altissimo. Richiamiamo perciò all’attenzione di tutti alcuni dati.
– Circa il 90% dell’occupazione manifatturiera provinciale è concentrata, appunto, nel settore tessile o funzionale al tessile con circa 25mila addetti
– L’attività nel settore moda, dalla campionatura fino alla consegna, ha un ciclo temporalmente definito, con produzioni che hanno caratteristiche specifiche, anche temporali, per ogni singolo ordine.
– La chiusura delle aziende ed il conseguente non rispetto dei tempi di consegna comporta annullamenti di ordini, conseguente dispersione della ricchezza prodotta e perdita di ogni possibilità di valorizzazione della merce prodotta. Si tratta di merce che, essendo legata ai cicli della moda, di fatto ha caratteristiche di deperibilità che la rende assimilabile, a grandi linee, a quella alimentare.
A tutto questo si aggiungono i rischi altissimi di ordini che mancheranno per l’incertezza sulla possibilità di eseguirli, del danneggiamento del rating come fornitori, del detrimento di credibilità come imprese e come distretto e dalla conseguente, ed è forse il rischio peggiore, definitiva perdita della clientela.
I mesi da marzo a giugno costituiscono fra l’altro il cuore dell’attività del tessile pratese che ha sviluppato e consolidato una vera specializzazione nella produzione di tessuti e filati per la stagione invernale, che registra in questa parte dell’anno il proprio picco produttivo. Ogni mese di chiusura/inattività in questo periodo significa (per un settore che ha un fatturato annuale finale – cioè nei confronti di clienti esterni al distretto – di oltre 2,7 miliardi di euro) una perdita di ricavi stimabile in 350 milioni di euro e in 250 milioni di euro per l’abbigliamento (2 miliardi/anno il giro di affari finale stimato) ai quali vanno aggiunti anche 15 milioni del settore meccanotessile, per un totale di 615 milioni di euro.
In aggiunta, considerando che circa il 60% delle produzioni è destinato alla committenza internazionale, il circuito di produzione tessile di Prato concretamente rischia quindi, se non si riesce ad individuare una precisa data di ripartenza, di essere estromesso da circuiti vitali per le prospettive di ripresa.
Non importa quindi soffermarsi molto sul fatto che in presenza di un azzeramento o comunque di una fortissima contrazione del fatturato delle aziende tessili, i rischi di ricadute pesantissime in termini occupazionali e poi sociali sarebbero molto alti e assolutamente senza precedenti.
Le aziende del distretto, però, sono consapevoli che si affrontano le succitate questioni solo dopo aver predisposto tutti gli interventi che possono assicurare la ripresa del lavoro dopo aver risolto le questioni concernenti la massima messa in sicurezza di tutti gli addetti coinvolti nel sistema produttivo. Sono pertanto disponibili e pronte a dare risposte in questo senso.Mi permetto pertanto di sottoporre alla attenzione del Governo e conseguentemente della task force a ciò dedicata, con cui chiedo di poter interloquire, la valutazione di una graduale autorizzazione, sulla base di un rigoroso, convincente e condiviso protocollo di sicurezza, intanto a una riapertura limitata, straordinaria e provvisoria dedicata in un primo momento a terminare le lavorazioni degli ordini commissionati ed in produzione per attutire i danni derivanti da inadempimento e contenere il danno al sistema produttivo e le conseguenti ricadute sociali, per poi valutare successivamente la completa estensione nei modi nei tempi che saranno condivisi. Non sottovalutiamo affatto i rischi legati alla ripresa dell’attività produttiva e abbiamo già condiviso l’idea della necessità di protocolli di sicurezza che tutelino in modo severo, prioritario ed assoluto gli addetti, che siano condivisi da tutte le categorie e dalle rappresentanze sindacali, che siano approvati dalle autorità sanitarie e che siamo pronti a sottoporre alla task force da Lei nominata per questo scopo.
Il paradosso attuale, infatti, è che la reiterazione delle misure di chiusura delle attività produttive rischia di concretizzare le peggiori ipotesi di crisi economica in una provincia come quella pratese che ha tra i più bassi livelli di contagio e che ha dimostrato, anche per quanto riguarda la numerosa comunità cinese presente, una forte capacità di fronteggiare i rischi della epidemia.
Sulla base delle considerazioni fin qui svolte, e ribadendo la assoluta priorità della tutela della salute pubblica e del contrasto alla diffusione del coronavirus, ci sentiamo di avanzare al Governo ed alla Regione la richiesta di una immediata interlocuzione con tutti gli organismi preposti al fine di consentire la ripartenza del settore tessile abbigliamento, se si ragiona in termini di filiere produttive, o del distretto di Prato, se si parla in termini di territori, in tempi rapidi per quelle aziende che assumeranno come modalità di lavoro quei protocolli di sicurezza succitati.
Colgo l’occasione per ringraziare del lavoro fatto finora e invio i miei più cordiali saluti