19 Marzo 2020

Calano gli ordini e la Tessitura Italia produce bandiere


Nomen omen, dicevano i latini, il destino nel nome. E cosa poteva fare una tessitura che si chiama “Italia” in questo periodo di crisi da Coronavirus? L’azienda di Andrea Boretti, che ha sede in via G. Di Vittorio a Montemurlo, si è parzialmente riconvertita e si è messa a produrre bandiere tricolori. Ma non bandiere di dimensioni standard, bandiere maxi. Per ora Borelli ha fatto oltre cento metri di tessuto ed ha confezionato bandiere da 12 metri, da 10 e da 8 metri. La più piccola è di “appena” (si fa per dire!) tre metri, che ha distribuito ad amici, clienti e fornitori. Proprio oggi la Tessitura Italia ha completato una bandiera da 12 metri, che sarà esposta sulla facciata dell’azienda. Un simbolo di orgoglio nazionale ma che anche un richiamo alla responsabilità:« Stiamo vivendo una situazione eccezionale. Per superare questa crisi ci vuole testa e responsabilità – dice Andrea Borelli, che ha una particolare sensibilità verso il tema – Ho problemi di salute, sono stato ricoverato per diverse settimane lo scorso dicembre e ho dovuto passare il Natale e il Capodanno lontano dalla mia famiglia, so cosa significa vivere in isolamento. Bisogna metterci la testa, restare a casa, evitare i contatti. Solo così ne possiamo uscire. Purtroppo vedo ancora troppe persone in giro, i piazzali dei supermercati sono pieni e sono stupido di dover fare code per strada. Così non va bene». La Tessitura Italia, già prima delle disposizioni governative, ha adottato in azienda misure straordinarie per tutelare la sicurezza dei lavoratori:« Fino dallo scorso 23 febbraio, quando è emersa la situazione problematica di Lodi, ho fornito a tutti i miei dipendenti mascherine protettive, ho fatto sanificare gli ambienti e ho imposto la distanza di sicurezza. Fin tanto che il Governo non imporrà a tutti di stare a casa, infatti, noi siamo costretti a lavorare. Così ho detto ai miei ragazzi “stringiamoci a corte”, come dice il nostro inno nazionale, e li ho divisi in due squadre e a turno fanno quindici giorni di ferie. Ho raccomandato loro di rimanere a casa, di essere attenti e responsabili, di tutelare la loro salute in modo da essere pronto a rientrare nel caso qualcuno si dovesse ammalare e poter mandare avanti l’azienda».

In questo periodo anche alla Tessitura Italia c’è stato un calo drastico degli ordini, non passa giorno che non venga annullato un lavoro. Così, avendo diversi telai fermi, a Borelli è venuta l’idea: perché non produrre bandiere? «Ho sentito i miei fornitori, le orditure con cui lavoro e ho proposto loro di regalarmi il filato e di ordire la tela in cambio di bandiere da esporre nelle loro aziende. L’iniziativa ha avuto un gran successo e ora è tutto un chiamare per avere una bandiera». Anche il sindaco del Comune di Montemurlo, Simone Calamai, ha apprezzato molto l’iniziativa ed ha già commissionato un maxi tricolore da far sventolare dai balconi del municipio:« Si tratta di una bellissima iniziativa. Andrea è una persona molto sensibile sul tema della salute, della tutela ambientale (vorrei ricordare che lo scorso dicembre ha messo al bando la plastica dalla sua azienda) ed ho apprezzato il suo appello alla responsabilità. Un popolo unito sa dimostrare il proprio valore nei momenti di difficoltà: questo è il tempo di amare la propria nazione e di rimanere a casa».

Intanto la situazione della Tessitura Italia, come quella di molte altre aziende, è critica e il futuro si presenta pieno d’incertezze:« È una situazione eccezionale, il Governo deve adottare misure straordinarie. Cosa serve rimandare di un mese il pagamento dell’Iva? Se non lavoro non posso pagare. – spiega Borelli – La situazione è dura, si prospettano sei mesi senza fatturato. La cassa integrazione per i dipendenti mi può aiutare per un decimo dei miei bisogni, poi devo continuare a pagare i fornitori, gli affitti. Se la situazione dovesse ritornare alla normalità, diciamo per giugno, noi non possiamo ripartire prima di settembre: devono riprendere gli ordini dei negozi, i lanifici devono ripartire e solo dopo noi possiamo ritornare a produrre», conclude Borelli « Ce la possiamo fare ma dobbiamo metterci la testa e stare a casa».