Il Consiglio di Stato ha respinto l’appello della Questura di Prato sui fogli di via emessi la scorsa estate nei confronti dei due sindacalisti del Si Cobas Luca Toscano e Sarah Caudiero. Il giudizio di merito di primo grado è atteso nei prossimi giorni con l’udienza al Tar fissata per l’11 febbraio, ma intanto il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza dei giudici di primo grado accordando la sospensiva del provvedimento. Con i fogli di via, Toscano e Caudiero erano stati diffidati dal Questore a rimettere piede nel comune di Prato se non per svolgere attività sindacale, e comunque con l’obbligo di comunicare, anche in questo caso, i luoghi e le fasce orarie di permanenza. Toscano e Caudiero sono ritenuti dalla Questura responsabili di aver organizzato manifestazioni non autorizzate che sarebbero potute sfociare in gravi disordini.
Il Consiglio di Stato ha invece bocciato nettamente i fogli di via. “Il provvedimento questorile – si legge nella sentenza – si presenta indeterminato nel presupposto applicativo, facendo riferimento a non meglio specificate condotte di violenza in occasione di manifestazioni sindacali, mentre la Sezione ha già chiarito, in consimili vicende, che il diritto della prevenzione e, in particolare, il foglio di via obbligatorio non può atteggiarsi a surrettizio, indebito, strumento di repressione della libertà sindacale e del diritto di sciopero e, in ultima analisi, in una misura antidemocratica”.
Soddisfatti Luca Toscano e Sarah Caudiero, che commentano: “Dove il questore Cesareo e il sindaco Biffoni vedono illegalità da reprimere, un organo di massima autorevolezza e di rilievo costituzionale, vede esercizio democratico del diritto di sciopero e organizzazione sindacale. Cosa altro serve a far cessare la criminalizzazione dei picchetti ai cancelli delle aziende promossi dal nostro sindacato?” si chiedono i due esponenti del Si Cobas, che aggiungono: “La sentenza del Consiglio di Stato non smonta solo l’utilizzo del foglio di via, ma tutti i tentativi di attaccare il diritto di sciopero. Un motivo in più per ribadire a gran voce le richieste avanzate dalla Marcia per la Libertà: Cesareo si dimetta, e il sindaco Biffoni chieda scusa ai lavoratori”.