Licenziato dalla scuola pubblica in quanto disabile e in quanto precario. È la vicenda occorsa a Marco Di Domenico, titolare dallo scorso settembre di un incarico annuale come insegnante di sostegno presso le scuole medie Marcocci alle Fontanelle. Nei giorni scorsi il docente è stato licenziato, dopo che una commissione medica di verifica – su richiesta della preside della scuola – lo ha visitato e dichiarato “permanentemente inidoneo al sostegno”, ma idoneo all’insegnamento curriculare.
“Perché sono disabile (miopatia muscolare, cammino lento, sono debole, non sollevo pesi, ho difficoltà in certi movimenti e non riesco a salire le scale) non posso seguire i ragazzini con disabilità che hanno il sostegno, per motivi di sicurezza, dice. E siccome sono precario non ho diritto ad essere assegnato ad un’altra mansione. Nè ad avere il punteggio della supplenza per salire in graduatoria”. Così, Di Domenico, architetto di 33 anni, ha raccontato con un post su facebook la sua vicenda. Una vicenda che ha il sapore di una doppia discriminazione: se non fosse stato precario, Marco non avrebbe perso il posto di lavoro e sarebbe stato assegnato ad un altro incarico. Invece, adesso è disoccupato e non può accumulare punteggio utile ad entrare in graduatoria per l’insegnamento di discipline artistiche e tecniche nelle scuole medie e superiori del prossimo anno.
Eppure, l’approccio con l’insegnamento e con i due ragazzi che seguiva (su 18 ore settimanali) erano stati positivi. “Ansie iniziali per ambientarmi in una situazione nuova, impegno per capire cosa fare e come rendermi utile – scrive Marco – E dopo che i primi risultati stavano maturando e il rapporto con i ragazzi cominciava a funzionare. Ragazzi che non hanno nessuna difficoltà motoria e non mi hanno mai messo in difficoltà fisicamente”.
Per questo, l’insegnante ha presentato ricorso alla decisione della commissione (composta da tre medici del Ministero delle Finanze e un consulente del Miur) e sarà adesso visitato da una nuova commissione medica a Roma presso il Policlinico militare del Celio. Marco spera che si prenda atto che la sua disabilità non ha provocato impedimenti al lavoro, e che la scuola pubblica possa lanciare un messaggio di inclusione e non di doppia discriminazione.
“Nel lavorare su Sostegno – riflette l’insegnante sulla sua pagina Facebook – ho cominciato a capire più a fondo il valore sociale dell’inclusione, soprattutto quando si tratta di vere marginalità. L’inclusione è la riorganizzazione di un sistema, la sua ricombinazione per fare posto a tutti. E niente, il sistema non ce l’ha fatta. Espulso da un posto che serve all’inclusione. Discriminato di fatto”.
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