Sono oltre 13mila le imprese controllate in cinque anni di controlli del Piano Lavoro Sicuro della Regione Toscana, dal settembre 2014 al 31 ottobre 2019, con un ritmo di 160 aziende al mese, e quasi 17 milioni di euro incassati dalle sanzioni per le irregolarità riscontrate. E’ questo uno dei dati principali della relazione 2019 del nucleo ispettivo del Piano Lavoro Sicuro, illustrata stamani in Palazzo comunale in occasione di “CambiaMenti – 1 dicembre 2013 – 2 dicembre 2019”, 6° anniversario del rogo del Teresa Moda di via Toscana, in cui morirono 7 operai cinesi, cinque uomini e due donne: Rao Zhangjian, Xue Xieqing, Dong Wenqiu, Zheng Xiuping, Lin Guangxing, Wang Chuntao e Su Qifu. Una tragedia che ha segnato uno spartiacque per la presa di coscienza di quanto avveniva nei capannoni produttivi, tra giacigli di cartone e cucine improvvisate in mezzo alle taglia e cuci, con un esteso sistema di connivenze e convenienze in chiaroscuro.
Nell’iniziativa, promossa dal Comune di Prato con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Prato, sono state appunto analizzate le attività, i risultati e le prospettive del Piano Straordinario Regionale per il Lavoro sicuro. Sono intervenuti il sindaco Matteo Biffoni, il direttore del Dipartimento Prevenzione Azienda Usl Toscana Centro Renzo Berti, il presidente della Camera di Commercio di Prato Luca Giusti, il Console generale della Repubblica Popolare Cinese di Firenze Wang Wengang, il Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Prato Giuseppe Nicolosi, il presidente di Cna Toscana Centro Leandro Vannucci in rappresentanza delle categorie economiche e il segretario Cgil Lorenzo Pancini per le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.
Ha coordinato l’incontro Simone Mangani, assessore comunale alle Politiche di Cittadinanza.
Ad aprire i lavori è stato il sindaco Matteo Biffoni: «Il 1°dicembre 2013 è stato un colpo tragico per tutti i cittadini pratesi, per una città che ha sempre fatto del lavoro e dei diritti del lavoro il proprio centro. Oggettivamente la situazione non è la stessa del 2014, sono stati fatti passi avanti grazie anche al lavoro continuo del progetto Lavoro sicuro. Sul territorio tutti hanno fatto la propria parte e continuano a farla con il massimo impegno, grazie alla sinergia tra istituzioni, sindacati, ordini professionali. I risultati raggiunti non sono sufficienti, ancora il lavoro è lungo e chiediamo un intervento incisivo da parte dello Stato anche a sostegno degli organi sul territorio, mi riferisco alle difficoltà oggettive delle nostre forze dell’ordine, del nostro Tribunale, degli uffici che avrebbero bisogno di un’implementazione per la grande mole di lavoro che sostengono».
I numeri confermano che le irregolarità sono diminuite e che si sono fatte meno gravi rispetto all’inizio. E’ il segnale che qualcosa è cambiato dopo cinque anni dall’avvio di controlli straordinari dei 74 ispettori del Nucleo per verificare la sicurezza nei luoghi di lavoro, come ha sottolineato il responsabile Renzo Berti. “E’ in atto un cambio di atteggiamento, ma occorre continuare il lavoro, consolidare i risultati ottenuti dal pressing ispettivo e dalle sanzioni anche attraverso la formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Per questo la Giunta Regionale ha appena deciso di aggiungere un altro tassello al ‘Piano lavoro sicuro’ avviando anche interventi formativi e informativi (per cui sono stati stanziati 200 mila euro, ndr) per innalzare il livello di sicurezza sul lavoro con Asl Toscana centro, il Polo per la formazione e le parti sociali a partire già dai prossimi giorni».
La Fase 3 del Piano, in corso da aprile di quest’anno, è stata estesa dalla Regione al 31 dicembre 2020, quando il progetto si esaurirà, salvo decisioni diverse da parte della giunta che si insedierà dopo le elezioni della prossima primavera.
Qualche numero. Nel 2019 sono state controllate 2006 imprese (altre 2048 programmate per il 2020), il trend della regolarità a Prato è triplicato rispetto al 2014, passando dal 20,20% al 56,10% attuale. Le notizie di reato a Prato sono scese dal 69,4 al 34,2%. Nell’ambito del territorio della Asl Centro i dormitori abusivi sono il 3,2%, calati del 67% tra la Fase 1 (dal settembre 2014 all’aprile 2015) e la 3, gli impianti elettrici non a norma sono il 3,5%, giù dell’80%, i sequestri e le chiusure scesi allo 0,5% dal 5,7 del 2014, ovvero il 91% in meno. Ma oltre al problema della sicurezza nei luoghi di lavoro c’è quello dello sfruttamento della manodopera, come ha sottolineato il procuratore capo Giuseppe Nicolosi allargando il tema di confronto: «Oggi nei luoghi di lavoro si muore molto meno, ma in molti casi la dignità dell’essere umano viene calpestata e violata». Da 3 anni la nuova legge sul caporalato consente maggiori strumenti di contrasto al fenomeno dello sfruttamento lavorativo, ma – ha spiegato Nicolosi – occorrono indagini complesse per dimostrare la sussistenza del reato e spesso a mancare è la collaborazione delle stesse vittime, che fanno fatica a recidere quel legame che pur nella vessazione assicura loro l’unica forma di sostentamento.
Che Prato sia una realtà particolare lo dicono i numeri. Parlando di imprenditoria straniera Prato oggi conta 9 mila aziende e più di 6 mila sono condotte da imprenditori di etnia cinese, quindi circa 1/3 del totale attivo sul territorio. «Questi sono numeri molto importanti soprattutto se paragonati a quelle che sono le realtà nelle altre città, infatti la media su Prato sfiora il 33% mentre in Toscana già scende al 15 % e invece nelle altre regioni d’Italia è al 10 % – ha spiegato Luca Giusti, presidente della Camera di Commercio – Come hanno detto anche il procuratore Nicolosi e il sindaco Biffoni, questo indica che c’è bisogno di interventi che hanno portata ben diversa da quelli usati normalmente. Andando ad analizzare l’impatto economico, scopriamo per esempio che attualmente nel manifatturiero sul nostro territorio ben il 54% delle imprese attive è condotto dall’imprenditoria cinese. Di queste 3700 sono confezioni e 400 le tintorie-stamperie. Uno dei dati più importanti è che le aziende si stanno consolidando e strutturando, infatti oggi circa 1/3 delle attività nell’arco dell’anno apre e chiude mentre qualche anno fa si parlava del 60% – 65% . Gli addetti del manifatturiero che operano nelle aziende a produzione cinese rappresentano oggi circa il 30% , circa 30 mila addetti regolarmente censiti. Un altro dato interessante è relativo al dimensionamento: infatti noi abbiamo 3500 imprese che annoverano da 1 a 5 addetti per un totale di circa 9 mila, ma ne abbiamo anche ben 1200 tra 6 e 10 e ancora 700 da 10 a 20 e un centinaio di aziende cinesi che superano i 20 dipendenti. Quindi stiamo parlando di un metodo che si sta radicando sul territorio in maniera forte. Un cambiamento che porta a fare delle riflessioni legate all’economia e all’organizzazione di tutte le rappresentanze sul territorio”.
Il console cinese Wang Wengang ha auspicato il raggiungimento degli obiettivi di legalità e sicurezza nei luoghi di lavoro, dichiarandosi disponibile a proseguire nel lavoro svolto per sensibilizzare e informare le aziende sulle normative vigenti.
In rappresentanza delle categorie economiche è intervenuto Leandro Vannucci, presidente di Cna Toscana Centro: “Siamo in prima linea per combattere l’illegalità nel lavoro. E per diffondere le informazioni e le conoscenze delle regole abbiamo istituito corsi di formazione proprio per aziende straniere e imprenditori che invitiamo a partecipare. La funzione informativa per noi serve ad inviare un messaggio chiaro: “noi siamo qui”». Un obiettivo condiviso anche dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, che attraverso l’intervento del segretario Cgil Lorenzo Pancini hanno dichiarato l’impegno per affiancare i controlli con azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte ai lavoratori. con l’obiettivo di arrivare ad una maggiore presa di coscienza del valore della sicurezza nei luoghi di lavoro e della legalità”.