Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli al varo del Manifesto per il futuro che sogniamo: “Felicità e ricchezza non sono una nostra esclusiva”


“Siamo nati con un grande sogno di pace, nel momento più basso e doloroso della storia d’Europa e abbiamo costruito una storia unica al mondo che si è sviluppata, pur tra mille difficoltà e ingiustizie non ancora sanate, e che ha consentito a 27 Paesi di discutere, litigare, talvolta senza risolvere i problemi, ma a farlo in pace. Se pensiamo adesso che tutto questo non lo dobbiamo condividere, allora penso che saremo marginalizzati, perchè l’Europa non è più il centro del mondo e la forza degli altri ci escluderà”.
E’ uno dei passaggi dell’intervento del presidente del Parlamento europeo David Sassoli alla serata, molto partecipata, organizzata alla Villa del Palco dai Ricostruttori nella preghiera e dalla Rete “Il futuro che sogniamo”, un nutrito drappello di persone – sindaci, esponenti dell’associazionismo e rappresentanti delle grandi religioni – che nell’occasione ha lanciato il Manifesto per promuovere un nuovo umanesimo. Comunità locali, spiritualità, accoglienza, sostenibilità sono alcuni dei principi chiave ispiratori della Rete “Il futuro che sogniamo”, che parte dalla Toscana chiamando tutti a condividere la responsabilità del futuro, per una rivoluzione pacifica, che metta da parte senso di impotenza e paura, per svolgere un ruolo attivo, proprio nelle comunità dove ciascuno vive.

Il “nuovo Umanesimo europeo” è il tema affrontato da Sassoli, che nel suo discorso ha sottolineato come il mondo abbia bisogno di un’Europa unita per favorire pace e integrazione; un’Europa inclusiva e aperta. “Con il capitale che abbiamo noi europei, possiamo essere utili al mondo che non ha regole e aiutarlo a darsi delle regole. Non pensiamo di poterci rintanare e chiudere, ritenendo che la nostra felicità, la ricchezza e il nostro successo siano soltanto una nostra esclusiva”.
Sassoli cita l’incontro con i ragazzi di Skopje, nella Macedonia, che gli hanno posto una domanda “dura”: “Perchè non ci volete nell’Unione europea?”. O l’incontro con il ministro degli Esteri indiano che ammonisce così le istituzioni europee. “Avete sempre il ditino alzato per chiederci di non inquinare. Magari aiutateci a non farlo, ma non proibiteci di sfamare la nostra gente”.
“Ha ragione – ha proseguito Sassoli -. Abbiamo know how tecnologico, sapienza, ricerca. Mettiamoli a disposizione e facciamo in modo che l’industria di Paesi altamente inquinanti cerchi di abbassare i livelli di pericolosità. Questo crea amicizia, collaborazione, può creare solidarietà su sfide che sono alle porte, come la desertificazione, l’approvvigionamento idrico, questioni a cui sono legati i fenomeni migratori. L’Europa può essere utile se è coinvolta assieme agli altri per affrontare questi problemi. E invece ci preoccupiamo di mantenere quello che abbiamo. Sui grandi temi della dignità umana, sul valore della vita della persona, credo che non ci vorrà molto a perdere quello che abbiamo se non ci metteremo nella condizione non di conservare, ma di promuovere e andare avanti, continuare”.

Tanti gli spunti e le testimonianze, da padre Guidalberto Bormolini e il rabbino emerito Joseph Levi, tra coloro che hanno contribuito alla redazione del manifesto, ad alcuni dei primi sottoscrittori fra i quali Vannino Chiti, ex ministro e presidente della Regione Toscana e la consigliera regionale Ilaria Bugetti. Presenti il vescovo di Prato, monsignor Giovanni Nerbini, l’imam di Firenze Ezzedin Elzir, il segretario generale della Scuola di alta formazione per il dialogo interreligioso e culturale Osama Rashid, il sindaco di Prato Matteo Biffoni e l’assessore Benedetta Squittieri, il sindaco di Cantagallo Guglielmo Bongiorno, l’assessore regionale Stefano Ciuoffo e l’europarlamentare Simona Bonafè.