Gynaikos insieme a La Nara, solidarietà contro la violenza: il nuovo mammografo aiuta le donne
La solidarietà contro la violenza si fa anche con la mammografia, grazie all’iniziativa che il Centro medico Gynaikos e il centro antiviolenza La Nara mettono in piedi a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza alle donne. In occasione dell’inaugurazione del nuovo mammografo 3D infatti, il centro Gynaikos donerà 1 euro per ogni esame eseguito a sostegno dell’attività di aiuto alle donne e ai loro figli nel percorso di uscita dalla violenza, nel recupero della propria autonomia e nella reintegrazione sociale. Questa mattina nella sede di Gynaikos la responsabile del Centro Carla Biasio, insieme alla coordinatrice Francesca Ranaldi e a Loredana Dragoni del Centro La Nara, e a Stefano Saldarelli che gestisce la pagina Facebook Cancro al seno maschile, hanno presentato l’iniziativa.
“L’idea è nata nel tentativo di concretizzare un messaggio che promuovesse la prevenzione, in un ambito così importante come quello del tumore al seno, e sensibilizzasse sulla lotta alla violenza – ha spiegato Carla Biasio – La cura di sé coniugata alla cura di altri, che hanno bisogno di aiuto e solidarietà”. “Il 25 novembre per noi de La Nara è un’occasione per parlare, non lo si fa mai abbastanza. Ormai non passa giorno senza che qualcuno bussi alla nostra porta, i numeri sono in crescita, ma possiamo anche vederlo come un fatto positivo – ha aggiunto Ranaldi – Significa che c’è ascolto, che qualcuno accompagna queste donne, fa con loro un pezzo di una difficile strada”.
Il Centro Antiviolenza La Nara – nato nel 1997, gestito da Alice Cooperativa Sociale di Prato, sostenuto da Comune di Prato e Regione Toscana e finanziato anche attraverso donazioni e progetti – accoglie donne vittima di violenza, fisica e psicologica. Nel 2019 le donne che si sono rivolte al centro sono state 373, un dato sicuramente in crescita rispetto al 2018. Di queste circa il 70% sono italiane, ma è utile sottolineare che le altre appartengono a oltre 20 etnie diverse. Vittime al 90% di mariti, fidanzati o ex, le storie di queste donne sono in genere ben lontane dal cliché dello sconosciuto che colpisce in un vicolo buio. Al contrario tutto si svolge quasi sempre fra le mura domestiche, in un tunnel di maltrattamenti e soprusi da cui si esce (e si denuncia) con difficoltà e molta sofferenza.
“Controlla il tuo seno, aiuterai chi è vittima di violenza” è il titolo dell’iniziativa, che prende avvio sabato 23 novembre con l’inaugurazione (dalle 11 alle 19, viale della Repubblica, 141) del nuovo mammografo, uno strumento digitale con tecnologia di ultima generazione che assicura immagini di alta qualità in 3D (tomosintesi), basse dosi di raggi x e una significativa riduzione dell’esposizione. Tutto a vantaggio della sicurezza e di una diagnosi più accurata ed efficace. Fino al 28 febbraio quindi si potrà unire un gesto di prevenzione e di cura con un aiuto concreto a chi è vittima di violenza e l’iniziativa non riguarda esclusivamente le donne. Il tumore al seno infatti è una delle neoplasie più diffuse al femminile, colpisce una donna su 8, solo l’1% dei carcinomi mammari riguarda uomini, ma si tratta di un dato sicuramente in crescita. “In Italia si ammalano di cancro al seno 500 uomini ogni anno e dagli anni ’90 in poi i numeri sono sempre in rialzo – ha spiegato Saldarelli – Il problema negli uomini è che spesso la diagnosi arriva molto tardi e anche che le terapie ormonali dopo l’intervento sono testate su donne e spesso non sono tollerate”. L’idea di legare prevenzione e solidarietà non nasce solo dall’intenzione di offrire un ulteriore incentivo alla prevenzione, ma anche dall’ipotesi che violenza e malattia, in particolare tumore, abbiano una qualche correlazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2012) ha evidenziato come la violenza abbia implicazioni dirette e indirette sulla salute e su patologie come il cancro. “Le donne che subiscono violenza e che hanno o hanno avuto un tumore al seno sono doppiamente a rischio dell’insorgenza di problemi di adattamento, insonnia, ansia, depressione e spesso non ha la possibilità oggettiva e psicologica per sottoporsi alle cure del caso”, ha concluso Dragoni.