Un pomeriggio di eventi per celebrare il centenario della morte della contessa Enrichetta Sperling
La contessa Maria Enrica Sperling era una donna raffinata e generosa, dalla spiccata spiritualità. Amava Dante e l’arte ma soprattutto aveva scelto come obiettivo di vita l’aiuto agli altri. A Montepiano ha lasciato la memoria dei suoi gesti coraggiosi e pieni d’affetto e la bella villa che porta il suo cognome, affidata in eredità alla Fondazione Gualandi che per lunghi anni vi ha accolto in estate le bambine sordomute.
Sono quindi tanti i motivi per cui il Comune di Vernio e la Proloco di Montepiano, in collaborazione con la Fondazione CDSE e con il patrocinio della Provincia di Prato, hanno deciso di celebrare il centenario della morte di Enrichetta (così la chiamavano tutti), avvenuta proprio a Montepiano il 14 marzo del 1919. A presentare l’iniziativa questa mattina, a Palazzo Buonamici, il sindaco di Vernio Giovanni Morganti, Alessia Cecconi direttrice della Fondazione CDSE, Alex Bitetti di Alex Model Agency (ideatore del progetto con Annalisa Marchi, Stefania Marchi, e la stessa Alessia Cecconi) con Francesca Cavicchi, consigliera della Proloco di Montepiano.
Sarà Villa Sperling il cuore delle celebrazioni, in programma per domenica 3 novembre. In tempi recenti l’elegante edificio, dall’architettura sobria e austera, è stato rimesso a nuovo dalla famiglia Sandretti: ospita un relais de charme e ha spazi dedicati per eventi. “Con la personalità eccezionale di Enrichetta Sperling mettiamo in evidenza il patrimonio prezioso rappresentato dalla ville storiche, Montepiano a cavallo tra Ottocento e Novecento è stato un vero e proprio scrigno dell’architettura sul fronte delle dimore per vacanze”, sottolinea il sindaco Giovanni Morganti.
Dalle 14 la villa sarà aperta al pubblico e si potrà attraversare un percorso, organizzato in sei sale, dove verrà ricostruito il contesto storico di Montepiano ai tempi di Enrichetta e il ruolo della generosa contessa. Nel salotto della Villa saranno presentati anche alcuni costumi d’epoca realizzati da studenti e insegnanti della sezione Design della Moda del Liceo Umberto Brunelleschi di Montemurlo. In mostra foto e oggetti – selezionati da Rossella e Cecilia Scatizzi – che provengono dall’Archivio della Fondazione CDSE e da Villa Sperling. Il tutto si svolgerà al piano nobile della villa, tra i salotti e la cappella privata di Enrichetta. Ci sarà anche una dimostrazione di falconeria con volo libero a cura di Gherardo Brami di Falconarius e uno spazio con gli assaggi del passato.
“Questa iniziativa è un bell’esempio di collaborazione tra pubblico, privato e istituzioni culturali”, mette in evidenza Alessia Cecconi, ricordando il fascino esercitato da Montepiano all’inizio del Novecento su turisti – molti stranieri – alla ricerca di un ambiente autentico e incontaminato.
“Ancora oggi nella memoria di diverse famiglie c’è il ricordo di Maria Enrica Sperling – sottolinea Alex Bitetti – era una donna che aveva a cuore l’emancipazione della comunità di Montepiano, che, per esempio, incoraggiava le ragazze e le donne a conquistare l’autonomia attraverso la lettura e la scrittura”. Ma chi è Enrichetta? È figlia di un nobiluomo inglese, Harvey Sperling, appartenente a una famiglia di origine tedesca. Giunge in Italia, con alcuni fratelli e sorelle, nel periodo in cui la colonia degli anglo-fiorentini era numerosa e vivacissima. Arriva a Firenze dopo una visita a Loreto, che sarà per lei determinante. Viaggia per dimenticare una delusione d’amore e, pervasa da un forte misticismo, si converte al cattolicesimo. Si stabilisce alla villa del Giramontino, sulla strada che sale ad Arcetri.
L’arrivo a Montepiano, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, è legato alla sua amicizia con la principessa Antonietta Centurione Scotto negli Strozzi, proprietari dell’antica villa del Pecorile. La contessa si innamora di Montepiano, resta affascinata dalla figura ascetica del Beato Pietro.
Proprio nelle vicinanze del vecchio ponte dell’Abate e del mulino dei Gualtieri fa costruire la sua villa vagamente neogotica, con la torretta che domina il prato all’inglese, dove rimane in estate e in inverno. Conosce e ha consuetudine con la gente del paese, ne comprende e condivide le difficoltà come la morte di diversi giovani sul fronte della Grande Guerra e l’arrivo della Spagnola che miete numerose vittime, soprattutto ragazze. Davanti alla disperazione e alla fame della gente di Montepiano decide una mobilitazione straordinaria: tutti i sabati in villa si fa il pane per distribuirlo ai poveri.
Il suo salotto è frequentato da nobili e sacerdoti, come padre Umberto Montevecchi direttore della casa di Firenze dell’Opera Gualandi. Il 14 marzo del 1919, quando muore ormai ottantenne, la contessa Sperling destina la sua villa per testamento all’Istituto Gualandi che assiste i sordomuti, ai quali tante volte aveva aperto le porte della sua dimora in estate e vuole essere sepolta nel piccolo cimitero di Montepiano.