“Abbiamo trovato nel complesso una buona struttura”. Così Matteo Giusti, tesoriere di Radicali Prato e membro di giunta di Radicali Italiani, che la mattina di Ferragosto ha effettuato una visita alla casa circondariale La Dogaia. “La carenza principale è certamente quella degli operatori, tale mancanza pesa in egual misura sui detenuti e sugli agenti della Polizia Penitenziaria, impedendo di fatto di realizzare quello che si prefigge l’art. 27 della Costituzione, ovvero che le pene debbano tendere alla rieducazione del condannato” afferma Giusti, sottolineando che le difficoltà sono legate alle risorse economiche disponibili. Il basso numero di operatori – evidenziano i Radicali – quasi sempre ricade sul lavoro della Polizia Penitenziaria che si trova a dover sopperire come può alla carenza di figure come ad esempio psicologi o mediatori culturali. L’insufficiente disponibilità di lavoro all’interno del carcere per i detenuti è un altro aspetto che pesa sulla situazione complessiva.
“Oltre a condizioni di vita dignitose c’è bisogno anche di altro all’interno del carcere” ha aggiunto Matteo Giusti, “serve mutare la filosofia stessa e in piena applicazione della Costituzione lavorare per il reinserimento dei detenuti. Ma qui non basta la buona volontà del personale carcerario, serve una politica che se ne occupa”.
Alla visita ha preso parte anche il consigliere comunale del Partito Democratico Lorenzo Tinagli, che ha accompagnato il tesoriere dei Radicali Prato Matteo Giusti, insieme a una delegazione, nella visita al carcere La Dogaia della mattina di Ferragosto. “Ringrazio i dirigenti e gli operatori delle Polizia Penitenziaria per averci accompagnati in questo sopralluogo – dichiara Tinagli – e un ulteriore, grande ringraziamento va ai circa 500 volontari che gravitano attorno alla realtà della casa circondariale, mettendo a disposizione dei detenuti tempo e competenze specifiche. Il lavoro da fare riguarda innanzi tutto il reinserimento lavorativo – aggiunge il consigliere del Pd – riteniamo che uno sportello a disposizione di chi si trova nell’ultimo anno di detenzione potrebbe essere utile per fornire una concreta opportunità di recupero a chi lascia il carcere. Inoltre tra le criticità segnalate dagli agenti della Polizia Penitenziaria, così come purtroppo accade in altre zone d’Italia, c’è la carenza di educatori: psicologi e mediatori culturali sono infatti fondamentali per creare i presupposti necessari per dar vita a percorsi seri e integrati che non finiscano per gravare solamente sugli agenti stessi”.
“Forse è una moda o una caratteristica del Pd quella di far visita a chi delinque e dimenticare spesso e volentieri le vittime dei loro reati” attacca l’ex assessore alla sicurezza, Aldo Milone, di Prato Libera e Sicura. “Forse il neo consigliere comunale del Pd e il tesoriere dei radicali sono stati un po’ assenti da Prato perché non hanno avuto modo di apprendere che proprio in questi ultimi mesi si sono verificati diversi episodi di aggressione da parte dei detenuti ai danni degli agenti della Polizia Penitenziaria. Sarebbe stata sicuramente un’iniziativa lodevole se questi due personaggi avessero messo in agenda prima un incontro con gli agenti e poi forse anche con i detenuti” conclude Milone.