Panificio Toscano, nuova protesta del Si Cobas sul tetto della Coop. Ma la maggior parte dei dipendenti dell’azienda si dissocia FOTO


Nuova protesta di alcuni lavoratori pakistani del Panificio Toscano iscritti al sindacato SiCobas: i manifestanti, circa una trentina, questa mattina hanno mostrato striscioni e urlato slogan dal tetto del supermercato Coop di via Valentini. La protesta nel pomeriggio si è spostata al Parco Prato, dove sono presenti una quarantina di manifestanti e la polizia a sorvegliare la situazione. Il motivo risiede nel fatto che Coop è uno dei più grandi clienti di Panificio Toscano.


L’azienda – che ha una sede a Prato ed una a Collesalvetti – nei giorni scorsi ha rigettato qualsiasi accusa di mancato rispetto dei diritti dei lavoratori. Nelle ore della protesta, che ormai va avanti da diverse settimane, 92 dipendenti dell’azienda (su un totale di 132) hanno tuttavia firmato un documento con cui “si dissociano dalle manifestazioni messe in atto da SiCobas” e chiedono “che sia ascoltata anche la voce di chi non ha scioperato ed è invece preoccupato per le conseguenze che questo stato di agitazione può avere sul futuro dell’azienda”.

Ieri l’azienda aveva preso posizione definendo inaccettabili “forme di protesta estorsive che una minoranza vorrebbe imporre alla maggioranza dei lavoratori” (leggi l’articolo)

“Chi si chiede perché gran parte dei dipendenti non sta scioperando – replica il segretario provinciale di SiCobas, Luca Toscano – forse non conosce la realtà del mondo del lavoro in Italia e in particolare il clima di terrore che si respira al Panificio Toscano”.

Il Si Cobas chiede l’applicazione del contratto nazionale industriale della panificazione, invece di quello artigianale; oltre al riconoscimento di scatti di anzianità e mansioni superiori a quelle attuali per la gran parte dei lavoratori. Nei giorni scorsi, si è chiuso con un nulla di fatto, l’incontro in Prefettura tra la proprietà del Panificio Toscano, le sigle sindacali Cgil e Uil e i SìCobas. Oltre due ore e mezzo di confronto hanno sancito la spaccatura tra le categorie (Cgil e Uil da una parte, e SìCobas dall’altra) ma soprattutto hanno formalizzato il rifiuto da parte dei SìCobas della proposta, avanzata dalla Prefettura e avallata dalla stessa proprietà: quella di procedere all’esame individuale di alcune posizioni, ovvero quelle di tutti i dipendenti iscritti al SìCobas, per verificare eventuali sottoinquadramenti (leggi l’articolo).

Sulla vicenda, interviene il parlamentare del gruppo misto Giorgio Silli: “Proprio perché sono sacrosanti i diritti di tutti i lavoratori non si può permettere che uno sciopero – che indubbiamente rimane un diritto costituzionale – crei problemi a tutti quelli che prestano servizio in azienda. È necessario superare questa forma di picchettaggio continuo messo in atto da SiCobas, che fa violenza verso gli altri dipendenti dell’azienda e mi riporta indietro al 1980, quando quarantamila operai della Fiat scesero in piazza a Torino per chiedere che la forma di protesta di pochi non intralciasse il lavoro di tutti”. “Sono vicino alle donne e agli uomini che hanno chiesto di poter continuare a lavorare, oltre che alle forze dell’ordine, che continuano a garantire la sicurezza anche in condizioni di estenuante ripetitività di questi picchetti” conclude Silli.