Un calo generale ad eccezione di pochi casi. E’ l’andamento delle preferenze raccolte dai singoli consiglieri alle ultime amministrative. Confrontando le preferenze raccolte nel 2014 e quelle racimolate nel 2019 il dato che balza maggiormente all’occhio è un calo generalizzato. Resistono, come detto, alcune eccezioni. Partendo dal Pd, incubatore di oltre 27mila preferenze, Gabriele Alberti, Ilaria Santi e Marco Sapia sono gli unici tre consiglieri eletti sia nel 2014 che nel 2019 ad aver migliorato il proprio risultato a distanza di 5 anni. Meglio di tutti ha fatto Sapia, passando dalle 725 di 5 anni fa alle 789 attuali. Calo per i consiglieri Calussi, Longobardi, Bartolozzi e per Mangani e Faltoni, assessori nella prima giunta Biffoni e ricandidati (e promossi) per il nuovo consiglio. Altrettanto emblematico il caso di Lorenzo Rocchi, capogruppo del Pd nella scorsa legislatura, fuori dal consiglio nel 2019 a causa delle 472 preferenze in meno raccolte. Altro dato particolare è quello di Massimo Carlesi. Nel 2014 con la lista del Pd fu scelto da 811 persone, il 26 maggio, con Demos, ha raccolto 277 preferenze, che gli sono comunque bastate per tornare sui banchi del consiglio. Guardando all’opposizione tra i 5 stelle Silvia La Vita ha migliorato il risultato del 2014. Patrizia Ovattoni si è giovata del boom della Lega. 5 anni fa raccolse 57 preferenze, quest’anno è arrivata a 354. Sempre nella Lega c’è il caso di Claudiu Stanasel. Nel 2014 prese 185 preferenze con Forza Italia, quest’anno – nelle liste della Lega – è salito fino a 442 con un posto in consiglio. Restando a Forza Italia le 6mila preferenze in meno a distanza di 5 anni si possono racchiudere in due dati: Silli e Pieri da soli ne avevano portate più di duemila. Alessandro Giugni, il più votato del 2019 ne ha prese 252, rispetto alle 358 del 2014 che gli avevano consentito di entrare in consiglio comunale. Stavolta non ce l’ha fatta, lasciando fuori per la prima volta dal consiglio il partito di Berlusconi.